venerdì 22 marzo 2013

La crisi di Cipro non trova soluzione


Sono trascorsi alcuni giorni da quando è scoppiata la crisi di Cipro, o meglio, da quando è stato bocciato dal parlamento dell'isola il piano che prevedeva un prelievo forzoso sui conti correnti dei residenti e dei non residenti, in maggioranza magnati russi, e il ministro delle finane è stato spedito a Mosca per cercare aiuti finanziari.

La missione è miseramente fallita e il ministro sta tornando precipitosamente in patria dove incombe lo spettro del fallimento su una o due delle maggiori banche dell'isola e mentre la Banca Centrale Europea ha chiarito che la liquidità addizionale fornita al sistema cipriota sarà garantita solo fino a lunedì.

Mentre le agenzie di rating si dilettano a sparare sulla croce rossa, il parlamento cipriota è chiamato ad approvare un alquanto improbabile piano b che consiste nella creazione di un fondo di solidarietà con al centro beni delllo Stato e della chiesa e asset di alcuni fondi pensioni, un fondo che metterebbe bond non assimilabili a quelli statali.

Sul piano è chiamata a pronunciarsi la troika che dovrà valutare se è qualitattivamente e quantitativamente sufficiente a garantire il finanziamento da 10 miliardi di euro subordinato appunto a queste misure. E' anche prevista una ristrutturazione del sistema bancario cipriota con misure ancora alquanto oscure.

lunedì 18 marzo 2013

La crisi di Cipro affossa i mercati


La decisione dell'Unione europea di dare un via libera condizionato al piano di aiuti per Cipro ha avuto un effetto depressivo sui mercati europei già condizionati dalla pessima apertura di settimana del mercato di Tokyo, in particolare sul mercato italiano che aperto in rosso per quasi tre punti percentuali, mentre lo spread vola di venti punti base circa rispetto alla chiusura di venerdì.

Quello che più colpisce nel piano UE per Cipro è la previsione di un prelievo forzoso sui depositi bancari nella misura del 6,75 per cento per i depositi fino a 100 mila euro e del 9,9 per cento per quelli di importo superiore a tale soglia, una misura che fa impallidire quella disoposta nel 1992 dal governo Amato che impose il 6 per mille ossia lo 0,6 per cento.

Le borse hanno nel frattempo recuperato qualcosa, mentre lo spread rimane vicino ai 330 punti base anche per un vistoso ridimensionamento del rendimento dei Bund tedeschi, passato da 1,77 punti percentuali a 1,38.

lunedì 11 marzo 2013

Fitch's boccia l'Italia


Immancabile come le sciagure previste, è arrivato venerdì sera, a mercati chiusi, il giudizio sull'Italia della più piccola tra le agenzie di rating, Fitch's che ha degradato di due gradini la sua valutazione da A- a BBB+ con outlook negativo, a causa della recessione sempre più profonda dell'economia italiana e dell'esito inconcludente delle recenti elezioni politiche.

Sul secondo degli aspetti non mi soffermo se non per rinviare a quanto scritto nelle ultime due puntate del diario della crisi finanziaria, ma ritengo che sulla recessione in corso da diversi trimestri ci sia ben poco da dire, perché è lì sotto gli occhi di tutti.

Oggi tutti si aspettavano sfracelli sui mercati, con l'azionario destinato a ripetere la performance negativa del giorno successivo alle elezioni, mentre lo spread veniva visto schizzare verso l'alto, mentre in realtà la borsa di Milano perde introno al punto percentuale e lo spread è a 315 più per una riduzione dei rendimenti del decennale tedesco che per un peggioramento di quello del decennale italiano. Ovviamente, da ora alla chiusura le cose possono peggiorare, ma per ora la situazione è questa.

mercoledì 6 marzo 2013

Prepariamoci al voto anticipato!


Il mio amico Virgilio Violo, presidente dell'associazione dei giornalisti free lance, è convinto che io sia realmente in grado di prevedere le cose sia con riferimento allo scenario economico che a quello politico, ma io sono giorni, dal 25 febbraio, che sono perseguitato dalla previsione di un voto politico anticipato legato alla difficoltà di formare un governo che abbia i numeri sia alla camera che al Senato.

Purtroppo, la riunione di oggi della direzione del partito democratico e le prime reazioni negative del movimento cinquestelle mi confermano in questa sensazione e non so proprio quale cilindro potrà tirare fuori dal cappello Giorgio Napolitano.

Ho scritto questa breve puntata solo per liberarmi da questa ossessione e spero proprio di sbagliarmi, anche perché è difficile immaginare l'esistenza di oltre 900 neodeputati e neosenatori votati al sacrificio e al più grosso scambio di certo per incerto che la storia ricordi.


martedì 5 marzo 2013

Uno strano risultato elettorale


Ho dedicato tre puntate del diario della crisi finanziaria alla strana calma che ha preceduto una delle più delicate tornate elettorali della storia repubblicana, con i mercati che non punivano in maniera severa l'azionario, né mandavano alle stelle lo spread, pur non essendo prevedibile che dalle urne uscisse un chiaro segnale di governabilità.

Ma quello che è ancora più strano è quello che sta accadendo a risultati ormai noti, con una chiara situazione di ingovernabilità dovuta al fatto che il partito democratico ha guadagnato di un soffio il prenio di maggioranza alla camera, ma ha fallito l'obiettivo della maggioranza al senato, con 123 senatori rispetto ai 160 necessari.

Ad aumentare la confusione sta il successo del popolo delle libertà che ha insidiato fino all'ultimo la primazia del pd alla camera e ha portato a casa 117 senatori, lasciandone 54 al movimento cinquestelle e 19 alla coalizione di Mario Monti.

A parole, nessuno vuole allearsi con nessuno, ma qualcuno lo farà, almeno questo pensano i mercati che oggi stanno andando molto bene.