giovedì 4 novembre 2010

Si mette male per Obama!


All’alba di ieri, ora italiana, erano chiare le cifre del disastro alla Camera dei Rappresentanti determinato dal completo rinnovo della camera bassa nel corso delle elezioni di Mid Term, un risultato che vede 244 seggi ai repubblicani e 191 ai democratici, mentre il partito di Obama mantiene una maggioranza risicata al Senato, in rinnovo solo per un terzo, con 51 seggi ai democratici 47 ai repubblicani e 3 indipendenti.

Non è la spallata che i repubblicani e Wall Street si attendevano ma poco ci manca e non a caso i vincitori reclamano già a gran voce l’abrogazione di quella riforma sanitaria già frutto di estenuanti compromessi e l’affossamento di quella riforma dei mercati finanziari che Obama è a malapena è riuscito a far passare quando il suo partito dominava in entrambi i rami del Congresso.

All’insegna del buy the rumor sell the news, ieri i tre principali indici di Wall Street hanno aperto alquanto appiattiti sulla chiusura del giorno precedente, con il Nasdaq addirittura in negativo, seppur di poco.

Lasciando agli americani il peso del clima rissoso prossimo venturo nell’agone politico, vorrei concentrare l’attenzione su due questioni, la prima l’attesa per l’annuncio della Federal Reserve sui tanto attesi acquisti di titoli del tesoro a stelle e strisce, la seconda fase di quantitative easing dopo la prima che ha visto la Fed intervenire per 1.700 miliardi di dollari, la Fed stavolta si impegnerà per 900 miliardi di dollari, ma di questo parlerò più diffusamente nella putata di domani del Diario della crisi finanziaria.

Molto dipenderà quindi dagli ammontari, dalla gradualità degli acquisti e dall’identità dei venditori, ma quello che è certo è che questo nuovo avvio delle rotative potrà sì dare un impulso all’economia, contribuire a ridurre i tassi di interesse, ma avrà certamente anche un’influenza negativa sui corsi del dollaro che era ieri appena al di sopra degli 81 yen, mentre servivano 1,40 dollari per acquistare un euro.

La seconda questione riguarda ancora una volta i mutui, con un bel servizio della CNBC che fa le pulci al colosso Citigroup per gli ingenti ammontari di mutui, sfusi o a pacchetti si sarebbe detto un tempo, che ha ceduto a un numero imprecisato di controparti per un ammontare complessivo di oltre 500 miliardi di dollari.

Ebbene a fronte di perdite potenziali che vanno da 37, secondo la visione più ottimistica, a 134 miliardi di dollari ove le cose si mettessero davvero al peggio, le riserve specifiche presenti nel bilancio della banca sono di appena un miliardo di dollari arrotondati per eccesso!