domenica 30 marzo 2008

Alla fine le perdite delle banche, delle investment banks e delle CIB verranno completamente addossate ai contribuenti


Non c’è da stupirsi se l’ottima Associated Press, graziosamente ricevuto in anteprima, come dicevo ieri, il dettagliato ed ambizioso progetto di ben 22 pagine (e si tratta solo dell’Executive Summary) con il quale il ministro del Tesoro statunitense, Henry Paulson, con il pieno consenso del presidente Bush e un provvisorio via libera dei maggiori esponenti del partito democratico, pensa di colmare i vuoti legislativi, regolatori e di vigilanza sui diversi soggetti che operano nei mercati finanziari, stia procedendo progressivamente a svelare i dettagli del piano stesso, forse anche per non guastare la festa al potente ministro, ormai vecchia conoscenza dei miei pochi lettori, che annuncerà pubblicamente il frutto delle sue fatiche in un, a questo punto attesissimo, discorso che terrà, in orario e luogo per ora ignoti, nella giornata di lunedì.

La pubblicazione a rate è stata guastata dalle anticipazioni che altri protagonisti dell’informazione economica, evidentemente a loro volta destinatari di più o meno dettagliate anticipazioni provenienti dall’entourage dell’ex potente banchiere di affari e di investimento, hanno messo in rete ed in stampa non appena hanno capito che l’AP non rispettava il gentlemen agreement che normalmente impedisce ai destinatari di questi “regali” da parte del potente di turno di rendere noto in anticipo quanto lo stesso potente annuncerà successivamente e spesso in pompa magna.

Lasciando da parte le tecnicalità del mondo dell’informazione, economica e non, credo sia utile comprendere meglio le linee guida del progetto di radicale riforma dei poteri regolatori e di vigilanza attribuiti, nelle intenzioni di Paulson e di Bush, alle diverse entità chiamate ad assicura il corretto funzionamento del mercato finanziario statunitense che, come non mi stanco di ripetere, era, è e continuerà per lungo tempo ad essere la colonna portante dell’immenso mercato finanziario globale, entrambi attualmente alquanto sommersi dagli alti marosi della tempesta perfetta in corso.

Per chi ha qualche nozione delle tecniche del Planning Programming and Budgeting System (PPBS) o dello Zero Base Budgeting (ZBB), non risulterà strana la struttura modulare del progetto, che, partendo da una soluzione dall’impatto non rilevante e passando attraverso un progetto intermedio, giunge infine a delineare la riforma desiderata dai suoi estensori in tutte le sue caratteristiche ed il suo splendore.

Quindi, comune a tutte e tre le formulazioni, è l’affermazione della maggiore centralità della Federal Reserve del fidato Bernspan, che non si limiterà ad estendere alle investment banks ed alle case di brokeraggio le stesse previsioni in materia di vigilanza e di requisiti patrimoniali annessi previsti per le banche commerciali, ma avrà il potere di agire preventivamente contro tutti quei protagonisti della vita economica statunitense il cui operato possa rappresentare una seria minaccia per il corretto svolgimento o, addirittura, per la sopravvivenza dello stesso mercato finanziario statunitense.

Si tratta, forse è meglio dire si tratterebbe, di una svolta epocale e del, seppur tardivo, riconoscimento ufficiale del fatto che l’attività finanziaria dei maggiori conglomerati industriali statunitensi è da lungo tempo diventata di proporzioni mostruose, giungendo in non pochi né marginali casi, a sovrastare, in termini di contribuzione al risultato netto complessivo del conglomerato industriale stesso, le performance del core business iniziale, un contributo largamente favorito da quella sempre più diffusa esternalizzazione del rischio finanziario inizialmente assunto che solo il Governo statunitense, la Fed, la Sec e chi più ne ha ne metta si ostinavano a non vedere.

Al di là della formulazione che il progetto di Paulson avrà dopo aver passato il severo scrutinio del Congresso statunitense e l’attività hobbistica, negli Stati Uniti lecita e quasi trasparente, quello che è certo è che lo svelamento dei nessi quasi inestricabili esistenti tra le attività finanziarie e quelle industriali, via finanziamento spinto dei consumi di beni durevoli e non durevoli, è ormai giunto prepotentemente sul tavolo, così come è probabile che, alla luce del rischio sempre più concreto di giungere al meltdown del mercato, le stesse opposizioni saranno mitigate da quella voglia prepotente di pubblicizzazione delle perdite che appare ormai inarrestabile.

Pur essendo meno rilevante, la stessa abolizione dell’entità federale incaricata di vigilare sulle casse di risparmio (che da sole richiesero un financial bailout per 400 miliardi di dollari tra il 1990 ed il 1991, quando Bush era la vertice di una di queste entità basata nel natio Texas) e delle banche aventi natura mutualistica che verrebbero d’ora in avanti affidate alle poco amorevoli cure dell’Office of the Comptroller of Currency non rappresenta un passaggio di poco momento, un passaggio che sarebbe ancora più significativo se passasse la linea dura proposta dal partito democratico che le vorrebbe ricondurre direttamente sotto la vigilanza della Fed.

Così come non sarebbe di scarsa rilevanza la fusione proposta nel progetto della organismo che si occupa delle entità che operano nell’immenso mercato dei derivati sulle commodities (quella Commodity Futures Trading Commission che tanti dolori provocò al povero Raul Gardini quando tentò il celeberrimo colpo sulla soia), una entità destinata a scomparire nel più ampio corpo della Securities and Exchange Commission, che già regola e vigila i mercati azionari, sia in versione di scambi fisici che via derivati.

Non paghi di avere messo, e tutto di un colpo, tanta carne al fuoco che sembra di trovarsi nel ranch dei Bush a Crawford (Texas), il duo Bush-Paulson (l’ordine, per carità, è solo alfabetico), sempre più evidentemente stufi della scarsa reattività dei mercati finanziari alle tante misure annunciate in questi lunghi mesi di tempesta perfetta da entità che sembrano conoscere solo l’antico gioco denominato “to beggar my neighbour”, avrebbe deciso anche di creare un organismo federale incaricato di vigilare e regolare le attività dell’importantissimo comparto assicurativo, attualmente sotto la tutela di uffici dipendenti dalle autorità dei singoli stati federali.

Non paghi di tante fatiche, i nostri eroi vorrebbero anche che venisse istituita una Mortgage Origination Commission che avrebbe la mission di evitare, per il futuro si intende, gli abusi segnalati in questi mesi e sui quali stanno attivamente indagando singoli magistrati ed uno squadrone di uomini e donne del Federal Bureau of Investigations che sembra trarre molto giovamento dalle tecniche affinate nella lotta alla mafia ed al terrorismo internazionale.