martedì 8 marzo 2011

Quella dell'azionario USA è una bolla speculativa?


Nella sua recente audizione al Senato statunitense, Bernspan non ha parlato soltanto dei temi usuali quali l’inflazione, il deficit federale e il debito, ma ha anche dovuto rispondere alla domanda di un senatore che gli chiedeva se il livello dei tre principali indici azionari a stelle e strisce non prefigurasse una bolla speculativa, una domanda che fa correre un brivido nella schiena agli investitori che di bolle ne hanno viste esplodere due negli ultimi dieci anni: quella dei titoli tecnologici che dimezzò in pochissimo tempo il valore del Nasdaq e quella del settore immobiliare iniziata nel 2006 e dalla quale non si è ancora usciti.

Ovviamente la risposta di Bernspan è stata di tipo lapalissiano, affermando che vi erano piccole evidenze di un fenomeno del genere, ma che nessuno poteva saperlo con sicurezza, affermazioni con le quali è difficile non concordare perché dell’esistenza di una bolla speculativa si è certi soltanto quando scoppia.

La spiegazione che danno gli analisti di questo fortissimo recupero degli indici, e in particolare delle migliori azioni presenti sul mercato, è che due anni fa vi fu una tendenza irrazionale a vendere che portò il valore di alcune blue chips a un quarto del valore attuale, ma gli stessi analisti giudicano razionale il valore cui sono giunte oggi anche se solo una parte dei problemi di allora sono stati risolti, mentre i prezzi indicano una fede negli investitori nella soluzione pressoché completa degli stessi.

E’ per questi motivi che ho chiamato il forte recupero iniziato nel marzo del 2009 la corsa dell’orso e credo che conviene aspettare un po’ per vedere se tale definizione era azzeccata oppure no!