martedì 29 gennaio 2008

Sotto accusa i membri del CdA di Socgen


Che si consideri la maxi perdita di Socgen, seconda banca francese e uno dei leader del risparmio gestito e della finanza europea, un effetto della crisi finanziaria in corso o una delle cause dei crolli delle borse dell’inizio della settimana scorsa o addirittura causa o concausa dell’anomala mossa della Federal Reserve, non si può non essere d’accordo con il presidente francese Nicolas Sarkozy quando sostiene che un evento del genere non può rimanere senza conseguenze.

Le cronache finanziarie di oggi, d’altra parte, ci dicono che il persistente clima ribassista ha mietuto di nuovo le sue vittime, con i veri e propri crolli registrati questa mattina in Asia, uno per tutti il calo dell’indice Hang Seng di Hong Kong che ha perso qualcosa come il 7 per cento e spiccioli, le sofferenze dei mercati europei, mitigate solo nel finale dalla nuova altalena cui da molte sedute ci ha abituato Wall Street (di nuovo in attesa dell’ennesimo taglio dei tassi da parte della Fed nella riunione ordinaria di mercoledì, dopo il maxi taglio deciso in una teleconferenza un po' panicata), la solita flessione di Socgen, stavolta appena di poco inferiore al 4 per cento, con perdite rispetto ai massimi delle ultime 52 settimane che superano ormai largamente il 50 per cento e si avvicinano pericolosamente al 60 per cento, livelli di perdita non usuali per i maggiori e alquanto ermetici players creditizi basati nei principali paesi di quella che alcuni chiamano sprezzantemente Vecchia Europa.

Ripeto per l’ennesima volta che, almeno nella tempesta perfetta, non vale la nota affermazione di mao Tse Tung, secondo la quale "la confusione è grande sotto il cielo, la situazione è eccellente", anche perché le cronache giudiziarie del caso Socgen ci dicono che, almeno secondo l’indagato Kerviel che da oggi è a piede libero, le sue pratiche allegre non erano del tutto fuori contesto, in quanto nella sua stessa sala operativa, seppure a livelli inferiori rispetto alle sue ormai note performance, albergava un clima da così fan tutti, con tanti altri operatori che mascheravano le loro non proprio definibili prodezze.

Nel formalizzare le imputazioni a suo carico, peraltro, gli inquirenti hanno ritenuto di non prevedere quel reato di frode a gran voce invocato dai vertici della banca francese (i giudici parigini specializzati in reati finanziari ipotizzano, infatti, per il giovane trader i reati di falso e manipolazione informatica), mentre i suoi legali continuano a sostenere che la vera causa delle perdite è stata la decisione della banca di liquidare in fretta e furia le posizioni aperte da Kervial, scelta, sempre a loro avviso, largamente opinabile e foriera di larga parte delle perdite lamentate dall'ormai certo uscente Daniel Bouton e dai suoi altrettanto pencolanti compagni.

Lo stesso Bouton e i suoi colleghi del consiglio di amministrazione di Socgen, inoltre, hanno avuto oggi l’amara sorpresa di finire sotto accusa per aggiotaggio e insider trading in base ad una denuncia molto circostanziata presentata, per conto di un centinaio di piccoli azionisti della banca francese, da parte di un nutrito stuolo di agguerriti legali che, tanto per far capire che non era loro intenzione buttare tutto in caciara, hanno reso noto che uno dei consiglieri denunciati, tal Robert Day, avrebbe venduto azioni della banca per un controvalore di 87,5 milioni di euro il 9 gennaio, giorno in cui le quotazioni erano molto più elevate di quanto fossero nelle prime sedute della settimana scorsa, per non parlare di quelle di oggi, e, soprattutto, lasciando intendere che la notizia del problema va retrodatata di almeno una decina di giorni rispetto alla ricostruzione ufficiale.

Risparmierò ai miei pochi lettori la prevedibile tirata sull’avidità imperante tra top manager e amministratori delle variegate entità attive nel mercato finanziario globale, anche perché se hai conosciuto, a solo titolo di esempio, Angelo Mozilo di Countrywide non puoi più meravigliarti di nulla, tuttavia non credo sia fuori di luogo affermare che nella crisi finanziaria del 1907, quella che resta ancora paradigmaticamente la tempesta perfetta, ben altri erano i comportamenti degli antenati dei predecessori dei nostri non proprio disinteressati finanzieri e banchieri operanti, è proprio il caso di dirlo, all over the world.

Ci si aspetterebbe che nel conclave riservato ai soli banchieri centrali con l’aggiunta di qualche autorevole e ben selezionato invitato, riunione svoltasi a porte chiuse a Davos ai margini del prestigioso appuntamento annuale del World Economic Forum (o è quest’ultimo che si è svolto ai margini del discreto e riservatissimo conclave?), i partecipanti, tra cui il nostro Mario Draghi, nella sua doppia veste di Governatore della Banca di Italia e di presidente pro tempore del Financial Stability Forum, abbiano deciso di seguire la prescrizione urlata dall’irato Sarkozy, studiando a spron battuto nuove e più stringenti regole per combattere l’impazzimento del mercato, a sua volta frutto della assenza o della lacunosità delle regole.

Credo di non essere facile profeta nel dire che si tratterebbe di un’attesa del tutto vana, in quanto i governatori delle banche centrali, come, peraltro, i governanti, godono in realtà di margini decisionali molto ristretti e di ancor meno capacità di incidere su quella sorta di maionese impazzita che è diventatata, in particolare da qualche decennio, il mercato finanziario globale.

Così come ritengo che, seppure con un certo ritardo su quel 1998 in cui fu formulata e a cui esplicitamente si riferiva, stia proprio per avverarsi la profezia di George Soros sulla crisi pressoché irreversibile del capitalismo finanziario, anche perché ritengo che l’errore temporale di Soros sia più da scrivere ai comportamenti non del tutto ortodossi o corretti di Greenspan e dei suoi omologhi europei e giapponesi che all’appannamento delle capacità previsive di quello che un tempo era approdato da povero profugo negli Stati Uniti d’America e che è universalmente considerato uno dei pochi che conoscono a fondo i meccanismi della finanza, oltre ad essere certamente la persona che più si impegnata concretamente per la dissoluzione dell'URSS e che si sta attivamente impegnando perchè in Russia e nelle Repubbliche indipendenti si instauri una vera democrazia e non delle dittature più o meno mascherate.

Fornisco solo di sfuggita la notizia che i dati diffusi oggi sulle vendite di nuove case negli Usa in dicembre e quelle relative all’intero anno confermano, oltre ogni previsione, che la crisi del mercato immobiliare statunitense trova precedenti soltanto ritornando ai disastrosi dati relativi al 1991, così come, altrettanto di sfuggita, ricordo che oggi, in attesa della prossima dose che il pusher Bernanke non farà certo mancare ai suoi affezionati clienti, wall Street ha recuperato quasi tutte le perdite di venerdì scorso.

Nessun commento: