martedì 17 febbraio 2009

Indossate i giubbotti di salvataggio!


Voglio spezzare una lancia in favore del povero ministro delle finanze giapponese costretto alle dimissioni per essere apparso alquanto ubriaco nel corso di una conferenza stampa svoltasi in conclusione dell’inutili G7 dei ministri economici e dei governatori delle banche centrali, un incontro nel quale, almeno stando alle ricostruzioni ufficiali non si era parlato di cambi, né di quelle politiche più o meno protezionistiche messe in campo un po’ da tutti i governi, ma da tutti negate con vigore, né dell’agenda in vista del G20/G21 previsto per il 2 aprile prossimo in quel di Londra.

Ebbene, cosa avreste fatto voi se vi foste sobbarcati il lungo viaggio aereo da Tokyo a Roma, alla vigilia del tonfo del PIL giapponese a ritmi di poco inferiori al 13 per cento su base annua, soltanto per conoscere da vicino il nuovo ministro del Tesoro a stelle e strisce, Timothy Getihner, o per ascoltare le barzellette di Tremonti o restare incantato dall’algida e un po’ severa bellezza di Christine Lagarde, forse avreste come lui alzato un po’ il gomito, chiedendovi per quale diavolo motivo vi trovavate là invece di trascorrere il fine settimana con la famiglia!

D’altra parte, nessuno ha osato chiedere le dimissioni del molto bellicoso presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, quando a Mosca, non si sa se per uno scherzo orchestrato dagli ospiti russi, diede di sé uno spettacolo non molto diverso da quello offerto dal ministro nipponico, anche se è vero che è un po’ difficile mettere alla porta un capo di Stato eletto a grande maggioranza dai suoi concittadini, compresi molti socialisti che non avevano proprio nessuna voglia di votare per la non proprio simpaticissima Segolene Royal.

Sono almeno venti mesi che racconto con dovizia di particolari la vita dei banchieri, dei finanzieri, dei governanti e dei banchieri centrali di tutto il mondo, tutti ad affannarsi senza avere la possibilità di trascorrere le meritate vacanze, i dorati week end, a subire i connessi litigi matrimoniali, ma, soprattutto, a cercare affannosamente di trovare una qualche via di uscita dalla più grave crisi finanziaria mai registrata nella storia dell’umanità, qualcosa, insomma, che non augurereste al vostro peggior nemico e che rappresenta in fondo l’unica consolazione dei tanti che sono stati messi alla porta dagli azionisti infuriati, oltre, ovviamente, a quei favolosi paracadute d’oro che Obama ha minacciato di eliminare.

Salvati per l’ennesima volta in corner dall’ennesima festività, questa volta dedicata al padre della patria George Washington, i tre principali indici azionari di Wall Street sono rimasti sui livelli di perdita tutto sommata modesti segnati nell’ultimo giorno della scorsa ottava, mentre i listini asiatici e quelli europei non hanno potuto non fare i conti con la debacle dell’economia giapponese e con i forti timori per la tenuta delle banche europee, con particolare riferimento a quella Lloyd Bank che si è dovuta accollare un'altra banca che si sta presentando come una vera e propria sentina di sofferenze legate al meltdown immobiliare britannico che se la batte con quello statunitense in quanto a perdita di valore delle abitazioni legata alla vera e propria ondata di insolvenze dei mutuatari in difficoltà a tenere dietro alle rate di muti altrettanto trappola di quelli a stelle e strisce.

Mentre Gordon Brown non sa che altro fare con le principali banche del suo paese, non avendo peraltro visto grandi risultati dopo aver speso sterline a carrettate, la povera Frau Merkel si sta macerando intorno alla decisione di espropriare, sì proprio espropriare, quel che resta di quella Hypo Real Estate nella quale ha già profuso tra liquidi e garanzie oltre cento miliardi di euro, ma, quasi tutto ciò non bastasse, Don Emilio Botin ha chiesto all’ente di controllo sulla borsa spagnola il premesso di congelare i riscatti a valanga da un suo fondo da 2,7 miliardi di euro, incorrendo così nella seconda scivolata sul paino dell’immagine in pochi mesi, prima a causa del malefico Bernard L. Madoff e ora per colpa di quegli stessi dirigenti che deve avere ben strigliato domenica pomeriggio per la loro dabbenaggine!

Per quanto riguarda la situazione del mercato creditizio francese, si apprende che sono in corso i primi contatti tra il governo belga e BNP Paribas dopo il pronunciamento dell’assemblea straordinaria degli azionisti di Fortis che si sono pronunciati, sia pure a strettissima maggioranza, contro la soluzione di smembramento della banca decisa a ottobre 2008 in sede di intervento dei tre governi del Belgio, dell’Olanda e del Lussemburgo, governi che, almeno a quanto pare, non sembrano avere alcuna intenzione di fare marcia indietro rispetto alle decisioni a suo tempo assunte.

L’addensarsi di nubi sempre più scure su quel fronte orientale formato dai paesi della Nuova Europa e da realtà quali quelle dell’ucraina ed altre ex repubbliche socialiste sovietiche aggiunge preoccupazione a preoccupazione per le tante banche europee di grandi dimensioni che sullo sviluppo dei paesi un tempo appartenenti al Patto di Varsavia avevano scommesso come si suol dire terzi e capitale e che ora vedono con terrore l’ipotesi sempre più concreta di uno sgretolamento del castello di carte eretto in fretta e furia dopo la caduta del muro di Berlino, una situazione che vede coinvolte tutte le principali banche che si erano date una dimensione continentale, per non parlare di quelle ancor più globali che stanno facendo i conti con i guai presenti negli altri continenti.

A poche ore dall’apertura delle contrattazioni a Wall Street, anche oggi i mercati asiatici ed europei sono sotto una vera e propria pioggia torrenziale di vendite, una situazione che sta portando le quotazioni delle azioni di molte entità finanziarie a testare i minimi o a inoltrarsi su terreni del tutto sconosciuti e che mi costringe a ripetere, come è accaduto più volte in passato, l’invito ad allacciare le cinture di sicurezza, o, come sarebbe più corretto, in presenza degli alti marosi della tempesta perfetta, a indossare i giubbotti di salvataggio!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .