martedì 1 marzo 2016

Il G20 offre una camomilla ai mercati nervosi


Come era largamente prevedibile, la riunione di due giorni del gruppo dei venti paesi più industrializzati del pianeta si è chiusa con una serie di auspici difficilmente misurabili e  tantomeno quantificabili in merito ad un sostegno della domanda nei rispettivi paesi che andrebbe ad affiancarsi slle ondate di liquidità originate dalle banche centrali più importanti del mondo sviluppato, con la differenza che le seconde sono illustrate analaiticamente nei comunicati dei banchieri centrali, mentre le prime sono del tutto nebulose e affidate alla conferma dei parlamenti e, nel caso dei paesi membri dell?unione europea, al placet della Commissione basata a Bruxelles.

Sulla cosa che conta davvero, cioé la Cina, bisogna andare a leggere tra le righe del comunicato ufficiale, perché non c'è molto che si possa fare di fronte al maxi esodo di capitali dall'un tempo impero celeste, né si può immaginare un freno efficace a quella svalutazione competitiva prossima ventura dello yuan che le autorità monetarie e, soprattutto, il governo di Pechino stanno per mettere in atto anche in risposta alle intervenute svalutazioni altrettanto competitive messe in atto dai principali concorrenti, area dell'euro in particolare.

Ma i nodi veri della economia cinese nel comuniato non vengono affrontati neanche di striscio, anche perché non si sa quanto si può fare contro il livello mostruoso dell'indebitamento delle imprese, contro il conseguente stato  disastroso dei conti delle banche, anche tenendo conto dell'incapienza dei conti pubblici rispetto alle necessarie maxi misure di stimolo dell'economia cinese necessarie per sostituire con la domanda interna il calo sempre più evidente delle esportazioni, questo ultimo mal comune ma non mezzo gaudio delle altre economie concorrenti.

E' vero che si trattava di un consesso dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali dei venti e non di una riunione dei capi di Stato e di Governo, ma questo non giustifica la sottovalutazione dei problemi delle banche più o meno globali, della deicatissima questione dei cambi tra le principali valute e, come si diceva sopra, di quella vera e propria bomba rappresentata dalla rallentante prima economia del pianeta in termini di crescita e seconda in termini di PIL, non considerando l'aggregato dell'Unione europea come un'unica realtà statuale!

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