venerdì 4 marzo 2016

Ma l'esproprio della casa da parte delle banche esiste già!


Sta facendo molto discutere il disegno di legge delega con il quale il Governo sta cercando di dare applicazione ad una Direttiva dell'Unione Europea volta a dare certezza e maggiore celerità alla banca che ha concesso un mutuo per l'acquisto di una casa ad un mutuatario che per sette volte, anche non consecutive, non ha onorato l'impegno a pagare la rata. Attenzione, perché la previsione delle rate non pagate non fa riferimento alla cadenza delle stesse e quindi si può riferire a 7 mesi se la rata pattuita è su base mensile o a tre anni e mezzo se l'impegno del debitore è a cadenza semestrale, e via discorrendo.

Il problema è che nel testo unico bancario sono già presenti norme che prevedono che, in presenza di sette pagamenti anche non consecutivi, la banca può chiedere di rivalersi sul bene ipotecato, anche se c'è la differenza, e non di poco conto, che deve rivolgersi a un giudice e che lo stesso deve autorizzarla a procedere all'esproprio e alla successiva vendita dell'immobile, vendita che non deve necessariamente avvenire mediante vendita all'asta.

Ma tra le due procedure vi è un'altra differenza, e in questo la Direttiva UE va decisamente a vantaggio del debitore, in quanto la normativa attuale prevede che la banca si soddisfi con il bene pignorato e non ristori al mutuatario l'eventuale differenza, mentre la normativa in corso di introduzione prevede esplicitamente due cose: l'affidamento ad un perito terzo del compito di stimare il reale valore dell'immobile e la restituzione, dopo la vendita, dell'eccedenza di valore rispetto al debito al proprietario di casa espropriato, ed è una differenza di non poco conto rispetto alla prassi attuale.

Avendo seguito per anni quanto è successo negli Stati Uniti d'America in materia di propri di case nella fase più calda della crisi finanziaria, mi trovo a suggerire sommessamente ai decision makers di non gettare via il bambino con l'acqua sporca e cioè di mantenere il patto marciano che ispira il testo della Direttiva e di allungare semmai il numero delle rate che danno luogo alla nuova procedura.

Il fatto che la nuova normativa non si applichi ai mutui in essere può essere, infatti, un danno per questi proprietari che, in base alle norme vigenti, possono vedersi espropriare un bene di 200-300 mila euro a fronte di un mutuo residuo non superiore a 100 mila euro e non vedersi restituire la differenza!

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