martedì 15 settembre 2009

Obama fa la voce grossa con i banchieri!


Un passo dopo l’altro, il dollaro si sta portando a un cambio di 1,46 contro l’euro, mentre sembra testare verso il basso la soglia psicologica dei 90 yen, un percorso tutto sommato prevedibile e che sconta le brutte previsioni sul deficit e il debito pubblico a stelle e strisce, uno scivolamento progressivo che stavolta non manda verso l’alto il prezzo del petrolio, mentre quello del gas naturale, chissà perché, fa un balzo in avanti del 12 per cento.

Come avevo anticipato ieri, il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, si è recato a Wall Street per dare un warning ai protagonisti della finanza statunitense, costola fondamentale di quella mondiale, e ha scelto di farlo a un anno esatto dal fallimento di Lehman Brothers, l’evento che verrà certamente ricordato anche in futuro e che ha condotto il mercato finanziario globale a un passo dal baratro.

Pur essendo un avvocato, Obama è uno che si informa e ha capito benissimo che è ripreso alla grande l’andazzo delle scommesse su tutto quello che è trattato sui mercati, non importa che siano azioni, obbligazioni, valute convertibili, commodities o quant’altro, un gioco pericoloso che ha già portato il mondo in una recessione come non si vedeva dagli anni Trenta e che non è ancora giunta al termine dopo venticinque mesi devastanti di tempesta perfetta.

Il presidente ha usato parole davvero dure contro i colossi del credito e della finanza, affermando non solo che “non torneremo indietro ai giorni dei comportamenti spregiudicati e agli eccessi non controllati che sono al centro di questa crisi, dove in troppi erano motivati soltantoi dai successi rapidi e dai bonus esagerati”, ma anche che “invece di imparare dalle lezioni di Lehman e della crisi dalla quale stiamo ancora cercando di uscire, essi stanno cercando di ignorarle”.

Rivolgendosi più che agli uomini di Wall Street che aveva davanti, Obama ha di fatto parlato al cuore delle donne e degli uomini delle tante Main Street presenti in ogni cittadina americana, facendo capire che le regole e le istituzioni che vuole creare per farle rispettare non sono propaganda, ma sono davvero necessarie per evitare che gli errori dettati dall’azzardo e dall’avidità ricadano sulla gente comune.

Non a caso il giovane presidente si è rivolto anche a quei congressisti che credono di poter insabbiare le misure mediante le quali lui e il suo coetaneo ministro del Tesoro, Timothy Geithner, stanno cercando di costringere le banche a seguire regole maggiormente prudenziali, un tema sul quale le resistenze rischiano di essere, se possibile, maggiori di quelle che la nuova amministrazione sta incontrando sulla riforma sanitaria.

Ma Obama non aveva ancora finito di parlare che un fuoco di sbarramento è venuto anche da esponenti del sistema delle riserva federale e della Securities & Exchange Commission, che ribadiscono con forza che qualsiasi innovazione deve essere coordinata a livello globale, anche perché già oggi esistono rilevanti differenze sul piano della rappresentazione in bilancio dei titoli da parte delle banche statunitensi rispetto a quello che è previsto per le banche europee, posizioni che rinviano la palla al prossimo vertice di Pittsburgh dei capi di Stato e di governo del G20 e che rendono molto poco probabile che si inizi finalmente a passare dalle parole ai fatti, il che fa pensare che aveva davvero ragione quel famoso avvocato di affari statunitense che ha preconizzato che il mercato finanziario del futuro sarà molto simile a quello che abbiamo conosciuto in passato!