giovedì 8 settembre 2016

Chi governa davvero il mondo?


Come ho ricordato più volte, da quando è iniziata l'avventura del Diario della crisi finanziaria, ho seguito a distanza ogni tipo di incontro tra quelli che sono considerati gli uomini e le donne più importanti della Terra, i vari G7, G8 e G20, sia a livello di capi di stato e di governo, sia a quello dei ministri economici accompagnati dai rispettivi banchieri centrali, ma, soprattutto vedendo la vacuità delle decisioni, ho iniziato a pensare che i veri livelli decisionali fossero altrove, lontano da quelle sale sfavillanti e da quei pranzi e quelle cene che costituiscono la maggior parte del tempo di quei vertici che hanno costellato buona parte della prima fase della tempesta perfetta.

Questo dubbio si è rafforzato quando ho visto i banchieri più importanti a livello globale venire strigliati a dovere in quel di New York dall'allora Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi,  nella sua veste di capo dell'organismo che doveva individuare le nuove regole volte a riportare ordine in quel casinò a cielo aperto che era, ed è, il mondo della finanza strutturata nella felice definizione dell'allora presidente della repubblica francese, Nicholas Sarkozy, anche se quello era il momento in cui i governi dei paesi più industrializzati stavano cercando di mettere la museruola ai banchieri più o meno globali in cambio di elargizioni pubbliche per migliaia di miliardi di euro volti a tappare le falle causate dai prodotti escogitati dagli apprendisti stregoni delle divisioni di Corporate & Investment Banking e da quelle che allora erano conosciute come Investment Banks tra le quali dominava, e tuttora domina, regina la potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs.

Ma c'era un piccolo particolare rappresentato dal fatto che Mario Draghi, potentissimo direttore generale del Tesoro incaricato di portare a termine un ambiziosissimo e molto controverso programma di privatizzazioni delle banche IRI, poi passato ad un ruolo remunerassimo e di primo piano nella gestione delle attività di Goldman Sachs in Europa era da poco diventato Governatore della Banca d'Italia dopo la rovinosa caduta di Antonio Fazio e la sua nomina a capo dell'organismo incaricato di scrivere le nuove regole della finanza suscitò non poche perplessità in termini non di competenza, quella era indiscussa, ma di opportunità, anche se si trattava di una pagliuzza rispetto alla trave rappresentata dal fatto che il numero uno della stessa Goldman Sachs, Henry "Hank" Paulson, aveva lasciato il suo incarico da 100 milioni di dollari l'anno per diventare Segretario al Tesoro USA nel giugno 2006, esattamente un anno prima dello scoppio della tempesta perfetta e quando ai piani alti del mondo della finanza globale si sapeva perfettamente quello che sarebbe accaduto visto che la montagna di derivati e di titoli della finanza più o meno strutturata era stata partorita proprio nelle  loro fabbriche prodotto, così come Hank giocò un ruolo di primo piano nella vicenda che portò al fallimento della principale concorrente di Goldman Sachs, la derelitta Lehman Brothers.

Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e il mondo del business in senso lato si è ripreso dallo spavento provocato dalle altissime onde delle prime due fasi della tempesta perfetta e ha ripreso a considerare i governi di ogni ordine e grado al più come un mezzo utile per raggiungere i loro obiettivi che, ovviamente, vanno concordati nelle sedi opportune per comporre i contrasti derivanti dagli interessi particolari esistenti sia nel mondo dell'industria che in quello della finanza e dei servizi.

Ovviamente esistono già sedi dove questa opera di composizione degli interessi contrapposti viene efficacemente portata avanti, come la Trilateral o il Gruppo Bildberg nonché altri centri di mediazione degli interessi meno conosciuti al pubblico, ma da qualche tempo esiste un organismo denominato B seguito dal numero della riunione a cui si riferisce, B7, B8 o B20 dove la B sta per business e questo organismo si riunisce in concomitanza con le riunioni dei capi di stato e di governo, come è avvenuto pochi giorni orsono in Cina in occasione del G20, che è stato preceduto da gruppi di lavoro che hanno prodotto proposte da sottoporre ai grandi della Terra che le prendono in seria considerazione sia nell'ambito del documento finale che per le politiche da adottare a livello nazionale.

D'altra parte, la potenza di fuoco di questo organismo è realmente spaventosa ed è in grado, in particolare nel mondo della finanza più o meno strutturata di destabilizzare qualsivoglia governo intenda mettersi sulla sua strada, come ben sappiamo noi italiani che abbiamo subito la lezione del 2011 ed è di poca consolazione che quell'attacco avesse ad oggetto un Governo screditato agli occhi della opinione pubblico quale era quello a guida di Silvio Berlusconi!

P.S. L'ultimo Beige Book della Federal Reserve ha spento le aspettative degli analisti su un rialzo dei tassi già nella prossima riunione di Settembre. Mi permetto sommessamente di ricordare che in due puntate del Diario della crisi finanziaria avevo previsto che, a meno di una vittoria di Trump alle presidenziali, un aumento dei tassi nell'anno di disgrazia 2016 era da escludere.

Nessun commento: