martedì 11 dicembre 2007

Inizia il reimpatrio dei SIV nei bilanci delle banche

La notizia della maxi svalutazione dei titoli della finanza strutturata effettuata dal colosso creditizio svizzero UBS ed il contemporaneo annuncio dell’aumento di capitale riservato al fondo statale di Singapore e ad un non meglio precisato investitore arabo hanno oscurato altri importanti avvenimenti che sono avvenuti nella giornata che ha aperto quella che promette di essere una settimana davvero cruciale per la più grande crisi finanziaria degli ultimi sessanta anni.

Bank of America ha, infatti, annunciato di aver chiuso le sottoscrizioni ad un suo importante fondo da 12 miliardi di dollari, il Columbia Strategic Cash Portfolio, una chiusura resa necessaria per fare fronte alle perdite registrate negli ormai famigerati structured investment vehicles (SIV), una notizia che fa il paio con le certamente non sufficienti svalutazioni per 3 miliardi di dolari nel quarto trimestre annunciata dalla banca americana e condita da un’altra sforbiciata agli organici che riguarderà 3 mila persone nel corso del 2008.

E pensare che proprio oggi inizia il road show del MLEC, il fondo fortemente voluto dal ministro del Tesoro statunitense Henry Paulson e che vede come partecipanti la stessa Bank of America, J.P. Morgan-Chase e Citigroup, un fondo che rischia di vedere la luce quando la maggior parte dei giochi saranno ormai fatti, anche perché la moral suasion della Federal Reserve e le stringenti previsioni del FASB 157 difficilmente consentiranno di perpetuare il giochetto del fuori bilancio per il quale sono stati costituiti la maggior parte dei SIV e dei conduit.

L’arrivo, come primo azionista di UBS, del Singapore Investment Corp. e il non marginale ruolo che verrà svolto nella multinazionale svizzera del credito dal non meglio precisato socio mediorientale, segue di poco l’intervento nel capitale azionario di Citigroup, dove era già presente in forze Bin Al Wahaled, del fondo governativo di Dubai, e credo di essere facile profeta prevedendo che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, il peso nelle banche globali dei fondi che devono ricollocare parte degli petrodollari e/o i fondi asiatici crescerà e di parecchio.

Nel frattempo, una delle banche europee indiziate numero uno per aver giocato un po’ troppo nel grande mercato finanziario statunitense, ha annunciato di aver riportato nei propri conti assett per 4,3 miliardi di dollari provenienti dal suo SIV americano denominato Pace, acronimo che sta per Premier Assett Collateralized Entity, che presenta ben 387 milioni di esposizione su subprime e chissà quanto negli altri prodotti della finanza strutturata che, come ricordavo ieri sono ormai peggio degli junk bonds, le obbligazioni spazzatura che ora vengono molto richieste sul mercato, anche da investitori prudenti e sagaci come il mitico Warren Buffett.

Anche nel caso della francese Socgen, come del resto è accaduto per le altre banche appena citate, il mercato ha ritenuto di non stare a sottilizzare sui danni patrimoniali e sulla evidente assenza di trasparenza, ben evidenziata dalle favole riportate nel bilancio del terzo trimestre da poco reso noto, precipitandosi ad acquistare il titolo che ha riportato significativi processi nelle due prime sedute di questa settimana.

Per non essere da meno della Bank of America, anche Washington Mutual, tra le prime entità specializzate nel settore dei mutui residenziali statunitensi, ha reso noto che iscriverà nel bilancio del quarto trimestre perdite dovute a svalutazioni per 1,6 miliardi di dollari e che sarà costretta a chiudere molte filiali e a ridurre il personale esattamente nella stessa misura, 3 mila dipendenti, annunciata in precedenza da Bank of America in tutti gli ambiti dell’attività umana, le bugie hanno le gambe corte e questo vale a maggior ragione quando si ha a che fare con le banche globali, non proprio dei modelli di trasparenza e di attenzione al rischi reputazionale.

Dopo la notevole pena pecuniaria (618 milioni di dollari) inflitta dalla SEC a William McGuire, un tempo amministratore delegato di United Health, è giunta la condanna a sei anni e mezzo di carcere (ne erano stati chiesti 24) per l’ex re dei media, Lord Conrad Black, per i danni inflitti ai suoi azionisti e per la violazione delle norme societarie vigenti negli Stati Uniti.

Mentre sembra ancora lontana la parola fine sulla sistemazione della disastrata Northern Rock, si apprende che il suo secondo azionista, l’hedge fund Rab Capital, dovrà con ogni probabilità rivedere drasticamente al ribasso le stime dei propri utili che, certamente, saranno ben lontani dai 58,8 milioni di sterline stimati prima che una folla di risparmiatori inferociti desse l’assalto agli sportelli della sua partecipata.

In un piccolo riquadro pubblicato ieri a pagina 35 del Corriere della Sera è riportata la notizia che l’inchiesta della Vigilanza della Banca d’Italia sull’operato in materia di derivati aperta, con ispezioni in loco, nei confronti di quattro importanti banche italiane è giunta ormai alle battute finali, ma che, nel frattempo, la stesa Vigilanza si starebbe apprestando ad allargare l’indagine ad altre aziende di credito.

Nella speranza di non rivedere sui siti delle principali banche italiane o delle banche estere operanti in Italia annunci di non coinvolgimento, come è accaduto dopo le poco trasparenti dichiarazioni rese lo scorso 6 novembre in Parlamento dal numero uno operativo di Via Nazionale, Fabrizio Saccomanni, ricordo che l’indagine è volta ad accertare la correttezza del comportamento delle banche nella vendita di strumenti di copertura alle aziende ed agli enti locali, indagine, almeno temporalmente, aperta dopo le numerose denuncie ospitate dalla trasmissione Report di Milena Gabanelli.

Commenterò domani la decisione del FOMC della Federal Riserve sui tassi sui Fed Funds e sul tasso di sconto, anche se appare del tutto scontato che Bernanke e soci non deluderanno le attese del mercato che sembra ormai certo che vi sarà un taglio di 25 punti base per i primi e, forse, anche dello 0,5 per cento per il TUS.

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