venerdì 29 aprile 2016

Che succede ai risparmiatori con i tassi a zero o sottozero?


Se anche un banchiere centrale navigato come il tedesco Weidman non ha timori a sposare le istanze del tedesco medio, meglio se pensionato, che lamenta che dal suo conto corrente o dal suo investimento in Bund, il decennale tedesco, non ricava più nulla e paga solo spese, vuol che il tema dei tassi zero sui depositi e il rendimento prossimo a zero del Bund sono questioni molto sentite dai suoi concittadini, in particolare da quelli, come i pensionati, che non godono degli innegabili vantaggi che la politica della Banca Centrale Europea sotto la guida di Super Mario ha portato per i mutui, sia quelli esistenti a tasso variabili (con l'euribor ormai sottoterra), sia per quelli nuovi a tasso fisso che sono a livelli mai visti in passato.

Quella che si intravede in Germania, ma non solo, è quindi una sorta di conflitto generazionale e sociale, che vede sui due lati della barricata gli anziani da un lato e i giovani e le imprese dall'altro e che ha spinto il governo della signora Merkel a compiere un passo anche esso inusitato, alzando d'un colpo le pensioni del 4,7 per cento nella parte Ovest del paese e di oltre il cinque per cento nelle regioni che un tempo facevano capo all'ex Repubblica Democratica Tedesca, aumenti non giustificati dall'inflazione inesistente ma da preoccupazioni meramente elettorali che vedono accomunati sia la CDU-CSU che i socialdemocratici e che non dispiacciono anche ai partiti di opposizione.

Lasciamo la Germania alle sue ambasce da paese ricco e veniamo alle altre aree dell'eurozona, con particolare riferimento a quella del Sud, e vediamo che non si registrano proteste né nel mondo delle imprese, né in quella dei risparmiatori, né tantomeno in quella degli Stati che stanno beneficiando di risparmi sul debito emesso a partire dal quantitative easing sempre più aggressivo deciso da Super Mario che è riuscito a portare dalla sua la quasi totalità dei membri del direttivo, Widman escluso naturalmente.

Il perché è presto detto, in quanto tutti i soggetti stanno realizzando guadagni da questa politica, esclusi ovviamente i pensionati che oltre al deposito bancario non hanno mutui, ma vi è una maggiore consapevolezza che a livello paese vi è un risultato positivo da questa coraggiosa manovra intrapresa da Francoforte.

L'unico neo è dato dalla scellerata politica di apertura al rischio adottata dal ministero dell'economia italiano sotto forma di contratti di derivati di tasso, contratti che sono costati, nel 2015, 6,8 miliardi di euro, un importo che si è "mangiato" il risparmio di 5 miliardi di euro derivante dal bassissimo livello dei tassi sui titoli pubblici di nuova emissioni, un importo non molto diverso da quello che i derivati sono costati negli anni precedenti e che sarà azzerato solo quando i tassi risaliranno e di molto!

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