martedì 12 aprile 2016

Il Governo spinge le banche italiane a salvare se stesse


Dopo il vero e proprio bagno di sangue avvenuto sui mercati finanziari a partire dalla primavera dello scorso anno, ma intensificatosi bruscamente a partire dalla prima seduta di questo anno di disgrazia 2016, il Governo italiano ha capito nei mesi scorsi che la favoletta del sistema bancario solido non reggeva più e ha deciso di muoversi, dopo intense faticosi negoziati in sede europea, su due fronti: quello dell'agevolazione con garanzia del processo di smaltimento dei Non Performing Loans in pancia alle banche e quella di un fondo di garanzia per gli inevitabili aumenti di capitale delle banche stesse derivanti dalle pesanti perdite derivanti dallo smaltimento stesso e, per farlo, ha spinto un po' rudemente le banche a muoversi e ad utilizzare una sgr già esistente per garantire gli aumenti di capitale ed acquistare le tranche di sofferenze dismesse dalle banche di qualità più scadente mediante un fondo che si chiamerà Atlante, mentre quelle cosiddette senior verranno assistite da garanzia statale mediante il Gacs.

D'altra parte, di aumenti di capitale ne sono in corso per circa quattro miliardi di euro complessivi da parte di Banco Popolare, come dote di nozze nell'unione promessa con la Banca Popolare di Milano, e da parte delle due disastrate banche venete, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ma potete essere sicuri che molti altri ne verranno nel corso del 2016, a partire da quel Monte dei Paschi di Siena che denuncia un rapporto tra crediti deteriorati e impieghi vivi intorno al 40 per cento, un dettaglio che non deve essere sfuggito agli uomini e alle donne che lavorano al comando di Madame Nouy!

Come si suol dire, il diavolo si vede nei dettagli e le cifre di cui per ora si parla non sembrano assolutamente stratosferiche, anche se potrebbero esercitare un effetto leva molto forte, in quanto con 2,5 miliardi di euro elevabili a 6 di fondo di dotazione si potrebbero, per la parte che garantisce gli aumenti di capitale, gestire agevolmente aumenti di capitale per decine di miliardi, a meno di ipotizzare livelli di inoptato totali che verrebbe di escludere per ché le banche di cui si parla offrono il valore delle rispettive azioni a prezzi davvero stracciati, in particolare le due banche venete di cui ho parlato di sopra.

Qualche parola va spesa sui motivi per cui ci troviamo oggi in questa situazione che non nasce certo l'anno scorso, ma affonda le radici in una gestione del credito effettuata dalle banche italiane che è stata davvero disastrosa e sulla quale la Banca d'Italia ha chiuso non un solo occhio ma tutti e due e che ha reso facile il compito della nuova vigilanza europea che ha messo in dubbio l'efficacia degli accantonamenti a questo titolo per oltre 110 miliardi di euro effettuati nel tempo e che sarebbero a rischio in una condizione di stress come quella ipotizzata in quel di Francoforte. Un'attenzione legittima, quasi doverosa, che però non viene esercitata con uguale fermezza per la altissima montagna di derivati e titoli tossici in pancia alle banche globali europee, una montagna argillosa non solo per i rischi di mercato ma anche per quelli di controparte!

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