mercoledì 28 gennaio 2009

L'impaziente attesa di Giulio Tremonti per la risposta che, prima o poi, gli dovrà pervenire dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena!


Le tre notizie positive di ieri sul fronte della disastrata economia statunitense non sono state assolutamente in grado di modificare l’umore alquanto plumbeo degli analisti, degli operatori e degli investitori, non fosse altro che per la semplice ragione che nella sola giornata di ieri sono stati resi noti tagli occupazionali per 50 mila persone che, come ha ben ricordato il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, non rappresentano soltanto un dato contabile ma sono donne e uomini in carne e ossa che vedono il proprio futuro, la propria situazione economica e i propri progetti di vita diventare molto più foschi da un giorno all’altro.

Ma il macigno che impedisce a quanti operano nel mercato finanziario statunitense, costola essenziale del mercato finanziario globale, di nutrire aspettative positive per il domani è anche rappresentato da quel vero e proprio stillicidio di trimestrali negative che piove da giorni sulle loro teste, all’ombra delle previsioni di consensus che stimano che almeno l’ottanta per cento dei bilanci relativi al quarto trimestre dell’orribile 2008 si chiuderanno in rosso, né si azzardano a prevedere per quanti trimestri si protrarrà questa prevalenza di perdite inusuali per un mercato che si era oramai abituato a osservare le vaste e magnifiche sorti di un capitalismo che, fatto salvo qualche occasionale scrollone, sembrava avviarsi a una espansione dalla durata pressoché infinita.

Qualcuno si è poi dato la briga di fare i conti in tasca alle maggiori banche a stelle e strisce e ha fatto la scoperta che, ad onta dei 148 miliardi di dollari da esse ricevute dal TARP e delle centinaia di miliardi, sarebbe meglio dire migliaia, di miliardi di dollari di titoli più o meno tossici della finanza strutturata che sono stati ammassati nella ampia discarica allestita dalla Fed di New York, le major del credito americane hanno tagliato gli impieghi all’economia latu sensu, finendo per confermare i sospetti dei critici del piano di salvataggio ideato da Hank Paulson che, seppur radicalmente modificato dal Congresso, ha finito per gettare letteralmente al vento i soldi dei contribuenti senza minimamente incidere sul credit crunch, né tantomeno sul top management delle banche beneficiate!

Di tutto questo ha risentito il mercato azionario di New York che ha dovuto ieri mettere da parte ogni tentativo di forte rialzo, finendo per chiudere con incrementi frazionali che ben testimoniano quel clima di preoccupazione per il futuro più o meno prossimo dell’economia e della finanza statunitensi, anche perché è chiaro ai più che, nella migliore delle ipotesi, il mega piano della nuova amministrazione riuscirà a stento a contenere il numero dei nuovi disoccupati nel 2009, il che non è di molto conforto alla luce del fatto che nel 2008 sono state bruciate 2,6 milioni di buste paga, un dato che, peraltro, non è che un saldo tra entrate e uscite dal mercato del lavoro che non può rappresentare fino in fondo il dramma della perdita di posti spesso ben remunerati sostituiti da occupazioni che garantiscono salari e stipendi che poco si discostano da livelli di pura sussistenza.

Lo stesso megagalattico take over messo in atto dalla Pfizer ai danni della sua principale rivale in campo farmaceutico non si sostanzia soltanto del controvalore di 68 miliardi di dollari tra cash e carta, ma è funestamente accompagnato dalla solita previsione, seppur non meglio quantificata, di una ecatombe di posto di lavoro, seguita oggi dall’annuncio di altri 3.500 licenziamenti annunciati dalla Corning, società che segnala un quarto trimestre in rosso.

Essendomi soffermato nelle tre puntate precedenti sui movimenti in corso nei tre principali paesi dell’Unione Europea, Germania, Francia e Gran Bretagna, vorrei soffermarmi oggi sulle prospettive del terzo gruppo bancario italiano, sì proprio di quel Monte dei Paschi di Siena che è giunto in questi giorni a capitalizzare poco più di 6 miliardi di euro, 3 miliardi cioè di meno di quanto ha pagato la fulminea acquisizione di una Banca Antonveneta peraltro privata di quella ex banca di credito speciale che l’astuto Don Emilio Botin, forse credendo al mito della maledizione del povero Groenick, ha ceduto a parte a un’altra banca incassando un miliardo di euro tondo tondo.

Essendomi già occupato delle prospettive del gruppo bancario ancora saldamente nelle mani dell’omonima fondazione, non ho alcuna intenzione di tediare i lettori in relazione al progetto di costituire il terzo polo bancario e assicurativo italiano, anche perché alla realizzazione dello stesso concorrono entità quotate in Italia e all’estero che sono al momento in tutt’altre faccende affaccendate per vincere le resistenze degli agguerritissimi contradaioli senesi, che saranno pure solo poco meno di settantamila ma sono notoriamente in grado di dare filo da torcere all’ente che pure fa del loro benessere la sua mission principale.

La novità vera è data dal fatto che, grazie all’improvvida e dispendiosa mossa del giovane avvocato calabrese che dalla poltrona di presidente della fondazione si è per tempo spostato a quella della banca, la partita si è spostata sulla scrivania occupata per la terza volta dal ministro italiano dell’Economia, quel Giulio Tremonti che molto si ostinano a vedere ravveduto dalle sue mire sulla fondazione maggiormente impegnata, almeno in termini di patrimonio, su una sola banca, ma che io credo non abbia modificato in alcun modo le sue idee al riguardo e che sono certo attende con impazienza la missiva di ritorno che il presidente molto pro tempore della fondazione, Lionello Mancini, dovrà prima o poi inviargli e che dovrà contenere risposte molto esaurienti e altrettanto convincenti alle quattro semplici domande che il ministro ha rivolto alla sua come alle altre fondazioni di origine bancaria sparse nella penisola!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .