lunedì 16 marzo 2009

I bonus milionari di AIG e i topi posti a guardia del formaggio verde!


Dopo quasi venti mesi di tempesta perfetta sia io che i miei lettori ci siamo abituati a quella sorta di festival dell’ipocrisia, quando non è della vanità, rappresentata dalle dichiarazioni dei leaders politici e dei topi non del tutto a caso posti a guardia del formaggio, ossia i vigilatori e i regolatori che si sono mostrati alquanto distrattinei ventidue anni in cui sono state accuratamente poste le cause che ci hanno portati, dritti, dritti, nell’attuale meltdown finanziario che, purtroppo e inevitabilmente, si è propagato come la peste nera in Europa alcuni secoli orsono anche a quella che usiamo definire e bonomia reale.

Non so proprio quanto siano più ipocrite le parole di Lawrence Summers, già ministro del Tesoro di Clinton e che con Robert Rubin condivide la responsabilità dell’abbattimento di tutti i ‘paletti’ posti dalla legislazione bancaria degli anni Trenta, consentendo così la realizzazione di quelle banche universali del tipo di Citigroup e Bank of America che si vantavano apertamente di esere dei supermarket del credito e della finanza, peraltro operanti ventiquattro ore su ventiquattro, grazie alla loro presenza nei cinque continenti, o quelle pronunciate dal nuovo numero uno di American International Group, Edward Liddy, a proposito di quei 165 milioni di dollari di bonus destinati a quei campioni di top manager e manager che hanno portato la compagnia a quel fallimento da cui li ha salvati solo l’intervento dell’amico Hank Paulson e i 170 miliardi di dollari, per ora, a carico e rischio dei soliti noti, i disperati contribuenti a stelle e strisce.

Eh già, perché i due hanno fatto a gara nell’esprimere il proprio disgusto per quelle regole contrattuali che ‘impongono’ non già un equo processo volto ad accertare le responsabilità in merito a un disastro di proporzioni inimmaginabili occorso alla ‘loro’ compagnia, ma l’elargizione di ricchi premi e cotillons legati a parametri che definire demenziali e del tutto irrazionali rappresenta davvero un esercizio improbo dell’arte dell’eufemismo, ma che giunge buon ultimo in una lunga storia che ha visto cacciati ma plurigratificati per decine e centinaia di milioni i numeri uno di entità tecnicamente fallite e ‘salvate’ da latre banche a loro volta ampiamente foraggiate dai vari fondi di salvataggio via, via approvati da un Congresso statunitense terrorizzato dall’ex (?) investment banker Paulson, per decenni alla guida di quella potente e ancor preveggente Goldman Sachs che con AIG ha fatto affari d’oro e che è stata l’unica banca ammessa alle febbrili trattative svoltesi a metà settembre dell’anno scorso e volte a effettuare quello che è senza dubbio stato il salvataggio del secolo.

Risparmio i dettagli di queste buonuscite d’oro di cui sono stati gratificati quegli stessi Chairman, Chief Executive Officers (due cariche spesso e anche in questo caso per evidenti motivi coincidenti nella stesa persona), Chief Financial Officers, Chief Operating Officers e chi più ne ha ne metta che hanno condotto letteralmente allo sfacelo le banche di investimenti, le banche più o meno globali, le compagnie di assicurazioni più o meno monoliners e le altre entità protagoniste del mercato finanziario globale, anche perché i più assidui tra i miei lettori ne sono stati doviziosamente informati tempo per tempo e non vedo proprio il motivo per infliggere loro nuovamente quei raccapriccianti particolari, quali quelli realtivi al potentissimo numero uno di Merrill Lynch gratificato di una buonuscita di 160 milioni di dollari, più benefit annui sempre milionari!

Da garantista non d’accatto o dell’ultima ora, non chiedo processi sommari o non caratterizzati dalla solita presenza di stuoli di pagatissimi avvocati, quelli, per intenderci che girano la clessidra quando dedicano il loro preziosissimo tempo al cliente di turno, ma credo proprio che sia giunto il tempo di dare un senso all’operato di tanti General Attorney, dirigenti e funzionari della Securities and Exchange Commission, donne e uomini del Federal Bureau of Investigations, che, dopo mesi e mesi di intense indagini, spesso aiutate dall’operato di tante ‘gole profonde’ che hanno agito in molti casi del tutto pro bono o in cambio di una molto salvifica immunità, si sono formati un’idea abbastanza precisa delle responsabilità individuali dei protagonisti ai vari livelli di quel casinò a cielo aperto che era divenuto il magico mondo della finanza più o meno strutturata.

Uno dei maggiori responsabili della gestione veramente pazzesca della tempesta perfetta, quel Ben Bernanke in arte Bernspan, non pago di avere stampato moneta per migliaia di miliardi di dollari, cosa della quale è reo confesso, ha voluto deliziare gli impauriti abitanti degli Stati Uniti d’America che hanno fatto l’errore nel week end di sintonizzarsi con il talk show del quale il presidente del sistema della riserva federale era ospite, con la sua analisi della crisi finanziaria più grave della lunga storia dell’umanità, dicendo in soldini che, grazie all’utilizzo di altre migliaia di miliardi di dollari prelevati dai contribuenti, forse la crisi stessa potrebbe terminare alla fine dell’anno in corso, una previsione che segue decine se non centinaia di dichiarazioni di leaders politici, ministri dell’Economia o del Tesoro, banchieri centrali, banchieri semplici, opinionisti e giornalisti alquanto embedded alle logiche del capitalismo finanziario, tutte parole che non sono servite a costruire argini efficaci nei confronti dei sempre più alti marosi della tempesta perfetta che ha preso ufficialmente le mosse il 9 agosto del 2007!

Apprendo dai media che il ricorso da parte del Banco Popolare ai Tremonti Bonds servirà a trovare una soluzione ai guai della partecipata Banca Italease, quella colpita e affondata anche grazie alle malefatte di Massimo Faenza e complici, ma ho anche capito che altri banchieri più o meno in ambasce hanno capito, stando alle dichiarazioni rese dal meeting di Confcommercio in quel di Cernobbio, che è oramai giunta l’ora di mettersi in fila e con il cappello in mano di fronte al per la terza volta ministro italiano dell’economia, Giulio Tremonti, meritandosi così l’indulgenza plenaria da Silvio Berlusconi IV.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .