martedì 5 agosto 2008

Il raider Icahn si è bruciato le penne!


Nonostante la protezione offerta dalla estensione al 12 agosto prossimo venturo dall’anomalo provvedimento deciso dal numero uno della Securities and Exchange Commission, l’ormai celeberrimo Effe O Ixs (al secolo Chistopher Cox), un misura che vieta di fatto le vendite allo scoperto delle azioni delle 19 principali entità operanti nel mercato finanziario statunitense, ieri è stata una vera e propria giornata di passione per la malandata Wachovia Bank, una performance che sembra dichiarare esaurita la breve luna di miele con il mercato del nuovo Chief Executive Officer, Robert Steel, sino a pochi giorni fa braccio destro del ministro del Tesoro USA, Henry Paulson, con il quale aveva già brillantemente cooperato sino al giugno 2006, quando entrambi erano in Goldman Sachs.

Alle prese di beneficio di quanti si erano inseriti in un rally drogato dalle nuove regole e dall’annuncio di un massiccio buy back reso noto nei giorni scorsi da Steel, si è ieri aggiunta la notizia di un’azione legale nei confronti di Wachovia in relazione al piazzamento di una sfortunata emissione obbligazionaria, ovviamente finita in default con la connessa polverizzazione del denaro degli incauti investitori.

Ma la notizia che ha mandato al tappeto il mercato è stata quella relativa alla totale erosione di un rispettabile rialzo delle entrate personali dei cittadini statunitensi in giugno, in quanto, una volta depurate dagli effetti di un’arrembante inflazione, le stesse sono risultate negative per lo 0,2 per cento, il che contribuisce efficacemente a mandare a gambe all’aria il pur rilevante sforzo governativo di ristoro fiscale che pure è costato la bella somma di 168 miliardi di dollari, una somma che, secondo i critici, avrebbe potuto essere molto più efficacemente utilizzata per favorire la rinegoziazione dei mutui con clausole capestro che tanta parte stanno avendo nell’ondata di foreclosure che si tradurrà in settembre nella vera e propria orgia di aste giudiziarie che, in particolare in Florida e California, rischiano di dare il colpo di grazia ad un mercato immobiliare già in profonda crisi.

Una crisi ben testimoniata, peraltro, dalla richiesta di ricorso alla protezione offerta dal Charter 11 della ancora accomodante legge fallimentare statunitense da parte dell’impresa di costruzioni WCI Communities Inc. (richiesta che fa seguito ad analoghe iniziative assunte da Tousa Inc. in gennaio, mentre la prima a farvi ricorso in questa fase, è stata Levitt & Sons in novembre), una società molto nota per la feroce battaglia ingaggiata a suo tempo dal solito Carl Icahn, il raider che ha di recente tentato inutilmente di favorire il take over ostile di Microsoft ai danni di Yahoo, e che giunse ad offrire 22 dollari per azione nel marzo del 2007, accontentandosi di acquisire una quota del 15 per cento a 19 dollari per azione e di diventarne presidente, mentre ieri l’azione di WCI quotava 66 centesimi, in calo del 48 per cento rispetto alla chiusura di venerdì.

Ovviamente, il principale teatro di azione di WCI è rappresentato proprio dalla Florida, Stato nel quale è concentrata la maggior parte dei 2 miliardi di dollari di attivo della compagnia che fronteggia un passivo di dimensioni più o meno uguali, non fosse che quello iscritto in bilancio è un valore che va verificato in base alle valutazioni attuali dei condomini di lusso in varie località della Florida, sulla base delle quali le sorprese in aula si sprecheranno!

Nel frattempo, prosegue, rigorosamente a porte chiuse, il meeting del Federal Open Market Committee della Federal Reserve, una riunione che si concluderà oggi e che, secondo la larghissima maggioranza degli analisti, dovrebbe lasciare inchiodati al 2 per cento i tassi sui Fed Funds ed al 2,25 quel provvidenziale tasso ufficiale di sconto che rappresenta il biglietto di ingresso all’ampia discarica a cielo aperto aperta dalla Fed di New York che continua a provvedere di liquidità le maggiori entità operanti nel mercato finanziario statunitense con prestiti da poco portati da 28 ad 84 giorni e che valutano alla pari i famigerati titoli della finanza strutturata che un’incauta svendita effettuata da Merrill Lynch ha implicitamente valutato a 22 centesimi per dollaro, peraltro previo generoso finanziamento dell’acquirente ad un tasso non meglio precisato!

Temo proprio che, nonostante il forte conflitto interno al FOMC ed alla vera e propria crisi di identità che i ben informati attribuiscono al presidente della Fed, Bernspan non deluderà quel mercato che si ostina a seguire, se non a prevenire, i desideri, al netto della sempre più palese invidia per la crescente popolarità del presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, un’istituzione che continua ad ignorare gli strali di Sarkozy e di tanti altri leaders politici europei che continuano a non condividere l’ultimo rialzo dei tassi e si augurano che non faccia quello che molti ritengono e, cioè, proseguire sino a che non si sia ricreata una distanza opportuna tra il tasso di riferimento ed il tasso di inflazione, il che richiederebbe, almeno a spanne, giungere al 5 per cento in un futuro non molto remoto.

D’altra parte, la discesa del prezzo del greggio al di sotto della importante soglia psicologica dei 120 dollari, rottura che si verifica per la prima volta dal lontano mese di maggio, fornisce una robusta mano a Bernspan ed ai suoi complici, forti, peraltro dell’appoggio incondizionato di Henry Paulson, John Thain, Robert Steel e degli altri autorevoli componenti della pattuglia di ex partner di Goldman Sachs impegnati al vertice di altre banche di investimento o di importanti banche commerciali, nonché presenti in una miriade di opportune postazioni di maggiore o minore rilievo esenziali per gli interessi della loro Ditta di provenienza se non, come alcuni maligni si ostinano a sussurrare, di perenne appartenenza!

La cosa davvero inquietante è che tutte le bolle speculative contemporaneamente create negli ultimi anni si trovano pressoché prossime allo stesso punto di rottura e, cioè, a quel livello nel quale ci vuole veramente poco per scivolare mani e piedi nel panic selling, un punto che si raggiunge quando gli operatori di maggiori dimensioni hanno già bellamente ed in silenzio abbandonato il campo e sullo stesso restano soltanto gli ultimi arrivati che hanno avuto l’incauta idea di mettersi in scia ai big player non disponendo assolutamente della strumentistica, delle strutture e dei nervi d’acciaio necessario per partecipare ad un gioco che può essere molto, ma molto fruttuoso, oppure veramente letale.

Come sto scrivendo da qualche giorno, le caratteristiche della quinta ondata della tempesta perfetta sembrano calamitate dalla prima ricorrenza annuale della più grave crisi finanziaria in corso dal secondo dopoguerra, quel 9 di agosto prossimo venturo che verrò ricordato a pochi giorni dalla scadenza, Effe O Ixs giura veramente ultima, dei provvedimenti che hanno cercato di mettere le briglie a David Einhorn ed alla folta pattuglia di miliardari suoi seguaci da lunga pezza, un gruppo che ha giurato di diventare schifosamente ricchi grazie agli errori a iosa commessi dagli investment bankers e dagli altri principali attori del mercato finanziario globale, una scommessa che, peraltro, ha già dato sostanziosi frutti nel durante!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ , mentre rendo noto che sono stati pubblicati nei giorni scorsi gli atti dello stesso convegno.