lunedì 4 agosto 2008

L'audace colpo della banda di Goldman Sachs!


Tutto si può dire di Henry Paulson, John Thain e della pattuglia di altri ex partner di Goldman Sachs impegnati al vertice di altre banche di investimento o di importanti banche commerciali o, come lo stesso Paulson, impegnati nell’amministrazione Bush, tranne che si tratti di persone cui difetti il coraggio e l’intraprendenza, doti certamente sviluppate lavorando nella maggiore multinazionale dell’investment banking, un’entità che non si limita a prendere atto della realtà, ma che spesso, un po’ con le buone un po’ con le cattive, riesce a determinarla.

Lasciata un po’ malvolentieri la strategica poltrona di capo indiscusso del New York Stock Exchange per assumere il ruolo di capo azienda della traballante Merrill Lynch, John Thain, come tutti oramai sanno, ha negoziato la propria remunerazione adottando le tecniche in uso nel calcio mercato, sostanzioso premio di ingaggio compreso, ma, soprattutto, una retribuzione annua che parte da un appannaggio di per sé da capogiro e condito dalla previsione di multipli che scattano al verificarsi di determinate condizioni, un trattamento che lo mette in lizza con il numero uno di Goldman, Larry Blankfein, un uomo che, per fare quello che in precedenza toccava ad Henry Paulson, si è accontentanto, nel 2007, di una paghetta di soli 100 milioni di dollari che gli hanno finalmente consentito di trovare ricovero a Manhattan per la modica cifra di 25,6 milioni di dollari.

Ebbene, John quegli ambiziosi obiettivi riportati, nero su bianco, nel suo contratto di ingaggio li vuole proprio raggiungere e, pensa che ti ripensa, deve avere pensato di aver trovato il classico uovo di Colombo alienando 30,6 miliardi di CDO, LBO ed altre piacevolezze del genere a soli 22 centesimi per dollaro di nominale e decidendo anche di finanziare l’acquirente affinché si decidesse più prontamente ad inviare capaci camion della nettezza urbana a prelevarli, gli stessi camion che quotidianamente le banche di investimento e quelle più o meno globali inviano all’ampia discarica opportunamente, per loro, aperta dalla Fed di New York che, invece li valuta un dollaro per un dollaro e fornisce in cambio moneta buona per 84 giorni al tasso del 2,25 per cento.

Thain certamente non ignora che la sua buona azione, così come il recente deal che ha messo i razzi, si fa per dire, alle quotazioni della disastrata e tecnicamente fallita monoliner Ambac, pur avendo l’indubbio pregio di alleggerire l’outstanding del Level 3, l’ammontare cioè dei titoli più a rischio in portafoglio, fornisce in modo inequivocabile al mercato il vero valore di quella roba che, stando alle accuse del nuovo sceriffo di New York, Andrew Cuomo, le banche di investimento e quelle più o meno globali continuavano a vendere nelle loro aste ai clienti come se fossero del tutto sicure, mentre quegli stessi titoli venivano venduti a mani basse da loro stesse, nonché dai manager che avevano dimenticato l’antica regola di non acquistare mai ciò che si è chiamati a vendere.

Lasciando volentieri al nuovo sceriffo di New York, certamente non meno ambizioso in politica del suo sfortunato predecessore, l’onere di provare in tribunale le sue accuse confrontandosi con i più agguerriti studi legali statunitensi (altro che gli azzeccagarbugli di casa nostra!), credo proprio che gli effetti dell’applicazione di questa politica, che è poi un po’ un mix del frega il tuo vicino e di una lettura mal digerita dell’Arte della guerra di Sun Tsu, saranno realmente catastrofici, pur avendo l’indubbio merito di alzare il velo sulle transazioni effettuate da UBS, Lehman Brothers e compagnia cantante, ufficialmente avvenute a prezzi molto, ma molto più elevati nei mesi e nelle settimane scorse, il che chiarisce anche una significativa frase pronunciata nella ormai storica conference call che è costata il posto alla Chief Financial Officer di Lehman, la bella e brava Erin Callan, ed allo sfortunato Chief Operating Officer della stessa, quella nella quale Erin chiariva che avrebbe applicato la rappresentazione dei fatti di gestione nella formulazione più impegnativa richiesta dalle prescrizioni di Basilea II solo quando anche gli altri avessero fatto lo stesso e, cioè, il giorno del poi dell’anno del mai!

E’ da qualche puntata che avverto i naviganti dei rischi connessi alle prevedibili caratteristiche della quinta ondata della tempesta perfetta, uno sorta di tsunami che sembra materializzarsi all’orizzonte proprio quando la più grave crisi finanziaria mai verificatasi dal secondo dopoguerra si appresta a compiere il primo giro di boa il 9 agosto prossimo venturo, in quanto, dopo dodici mesi di piani mirabolanti e bugie di dimensioni colossali, sembra oramai giunto il tempo in cui, scaduti i termini tassativi loro imposti dal giovane e preparato Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, e dall’ineffabile Henry Paulson, entrambi con un passato in Goldman Sachs, i top bankers si appresterebbero, il condizionale in questo caso è proprio d’obbligo, a dire finalmente la verità, ma proprio tutta la verità, trovandosi, peraltro, di fronte alla spiacevole scelta di esporla liberamente in comode conferenze stampa o sul banco dei testimoni di qualche torrida aula di tribunale del distretto giudiziario di Brooklin che credo sia competente per i crimini commessi all’ombra del Wall.

Come sempre accade, assisteremo ad una pronta conversione sulla via di damasco della folta legione di giornalisti, analisti ed economisti embedded alle logiche del capitale finanziario, nonché a quelle del complesso petrolifero-industriale-militare statunitense, che si avventeranno come belve affamate su quelli che per lunga pezza sono stati i loro eroi, il che mi induce ad una trepida attesa delle interessantissime interviste che Mary Bartiromo effettuerà per quella CNBC che si è erta più volte in quest’ultimo anno a paladina delle malefatte avvenute nel mercato finanziario americano che, lo ricordo, continua a rappresentare l’ombelico del mercato finanziario globale, così come le ore di contrattazioni del mercato statunitense continuano a rappresentare la vera giornata per le donne e gli uomini della finanza ovunque basati.

Proprio perché scrivevo ieri che una delle caratteristiche distintive della tempesta perfetta in corso è rappresentata dal fatto che le notizie più inquietanti e che potrebbero maggiormente turbare i già agitati sonni degli operatori e degli investitori vengono rilasciate nel corso dei week end, spesso il sabato, ma quelle di maggior rilievo e che coinvolgono importanti decisioni del Governo o dei regolatori normalmente vengono diffuse nella tarda serata della domenica, vorrei suggerire che una delle novità intrinsecamente connesse alla quinta ondata potrebbe essere rappresentata dall’inversione di questa tendenza, in quanto, anche in relazione alle esigenze della sempre più infuocata campagna per le presidenziale USA, le notizie dovranno essere rilasciate in tempo davvero reale.

Come era largamente prevedibile, una delle maggiori cause dell’inversione della tendenza sino a poche settimane orsono pienamente in atto sul mercato del petrolio e delle altre materie prime è venuta dall’altrettanto brusca inversione delle posizioni degli hedge fund e, ho modo di ritenere, anche dei cosiddetti investitori istituzionali, i quali, dopo aver ampiamente alimentato e cavalcato le aspettative rialziste più estreme, si apprestano ora a guadagnare sulla più che prevedibile ondata ribassista, determinando il successo della previsioni di Yamani ( 80 dollari al barile entro il 2008).

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ , mentre rendo noto che sono stati pubblicati nei giorni scorsi gli atti dello stesso convegno.