venerdì 29 agosto 2008

Istruzioni per l'uso delle statistiche economiche statunitensi


Dopo la buona notizia del secondo dato positivo consecutivo dell’indice che misura gli ordinativi di beni durevolinegli Stati Uniti d’America (+1,3 per cento su base mensile sia in giugno che in luglio) ieri è stata la volta della revisione al rialzo del dato sul Gross Domestic Product che, nella seconda delle tre letture previste per il secondo trimestre 2008, è stato portato dall’1,9 al 3,3 per cento annualizzato, una revisione in larga misura legata al balzo in avanti dell’export statunitense su cui mi sono ampiamente soffermato nella puntata di ieri.

Nelle 350 puntate del Diario della crisi finanziaria apparse a partire dal 4 settembre del 2007, mi sono più volte soffermato sulle particolarità che caratterizzano la ricca informazione di dati ed informazioni fornite dai vari enti pubblici e privati che consentono agli analisti ed agli operatori di avere un quadro molto dettagliato ed estremamente aggiornato di quella che resta l’economia principale del pianeta, una messe di dati che per quantità, dettaglio e cadenza non paragoni con quella di nessun altro paese industrializzato, ma che, in alcuni casi, richiedono delle avvertenze per l’uso utili ad evitare pericolosi fraintendimenti dell’informazione stessa, avvertenze che ritengo utile riprendere qui per quanti si fossero messi solo ora in ascolto del Diario.

Come ho già avuto modo di ricordare, una di queste particolarità riguarda proprio il dato fornito, mediante tre successive letture, del dato sulle variazioni del GDP, che vengono segnalate su base cosiddetta annualizzata, moltiplicando, cioè, l’incremento o il decremento sul trimestre precedente e poi moltiplicando per quattro, il che, nel caso del secondo trimestre dell’anno in corso, indica che la variazione rispetto al primo trimestre è stata dello 0,825 per cento, mentre la variazione evidenziata nel primo trimestre rispetto al quarto del 2007 era stata appena dello 0,225 per cento (l’altra anomalia statistica è rappresentata dal fatto che per quanto riguarda il valore delle vendite delle abitazioni, in luogo del prezzo medio, si adopera il prezzo mediano, che è poi quello al di sopra ed al di sotto del quale si pongono il 50 per cento superiore e quello inferiore).

Potrebbero sembrare solo delle inutili sottigliezze statistiche, ma vi assicuro che, se operate il confronto, come si fa all over the world, nei confronti del forte secondo trimestre dell’anno scorso, il risultato combia e di molto; ma, soffermandoci sul dato così come viene presentato, emergono delle perplessità di tipo più economico, perplessità per altro condivise, per una volta, dalla maggioranza dei commentatori e degli analisti, in quanto, a parte la già menzionata nettissima partecipazione al risultato complessivo rappresentata da un export trainato dall’infimo del dollaro se valutato su base trade weighte, va registrato il buon andamento dei consumi che segnalano un rialzo, sempre su base annualizzata, pari all’1,7 per cento.

Perché anche io ho delle perplessità sulla componente consumi del GDP nel trimestre esaminato? Ma per il semplice motivo che questa crescita non eccezionale né su base trimestrale (0,425 per cento), né su base annualizzata (1,7 per cento, appunto) ha risentito molto pesantemente di quel mega piano di restituzione fiscale indiscriminata che ha messo, in maggio, nelle tasche dei contribuenti 600 dollari a testa (1.200 per le famiglie in cui entrambi i coniugi dichiarino un reddito), una elargizione una tantum a pioggia che non ha risolto i problemi di chi è in difficoltà con il mutuo della casa o con il lavoro, o con tutti e due, mentre è stato un insensato, per quanto effimero, incentivo alla spesa per chi, e per fortuna sono tanti, che questi problemi, almeno per il momento, non ne ha.

Come usano dire gli statistici di professione, questo era veramente un caso di scuola per effettuare una sorta di tara opportuna del dato, in quanto non è possibile individuare la velocità di crociera dell’economia, proiettando la variazione trimestrale anche sui tre trimestri successivi, per il semplice motivo che, svanito l’effetto dei 165 miliardi di dollari insensatamente andati a tutti, le cose andranno come e peggio di come sono andate nel quarto trimestre 2007 e nel primo trimestre 2008, cioè male o peggio!

Ma passando dalle avvertenze sull’uso delle statistiche Usa alle questioni più calde legate al casinò a cielo aperto della finanza globale, quali,a solo titolo di esempio, la notizia riportata dal giornale di bordo della tempesta perfetta, quel Wall Street Journal che da oltre dodici mesi non ha sbagliato un colpo, che ci informa che è atteso per oggi l’annuncio del default della Contea di Jefferson in Alabama, con buona pace di MBIA , Ambac e le altre compagnie di assicurazione monoline che garantiscono i cosiddetti munibonds, ma che, almeno e segnatamente le prime due entità citate, hanno scelto insensatamente qualche anno fa di prestare garanzie anche nei confronti delle emissioni di titoli della finanza strutturata, quelli che, come tutti oramai ben sanno, nessuno, ma proprio nessuno vuole più.

Se consentissi i commenti a questo blog, sono certo che qualcuno si farebbe vivo per ricordarmi che, dagli inferi cui erano giunte solo qualche settimana fa, le azioni di MBIA ed Ambac, così come quelle delle altrettanto tecnicamente fallite Fannie e Freddie, sono balzate in avanti, giungendo a multipli dei minimi toccati, ma restando sempre a livelli compresi tra il 10 ed il 20 per cento dei massimi toccati nelle ultime 52 settimane.

Pur non avendo una risposta certa a questo, non sottovaluterei quell’impatto da calcio di rigore (scusate il gergo da dealing o trading room)esercitato dallo stupefacente provvedimento assunto da un redivivo Effe O Ixs (al secolo, Chistopher Cox, presidente della Securities and Exchange Commission) che ha stabilito alla metà di luglio che non era possibile per circa un mese operare vendite allo scoperto sulle principali diciannove entità operanti nel mercato finanziario statunitense, un provvedimento che ha reso certi i guadagni che si potevano realizzare acquistandole a quegli infimi livelli cui erano giunte, cosa che, peraltro, con ogni probabilità si sono precipitati a fare anche quei personaggi come David Einhorn ed i miliardari che operano sulla sua scia che a quegli infimi livelli le avevano fatte precipitare.

E’ proprio pensando alla misura, per fortuna soltanto temporanea, adottata da Effe O Ixs o all’appena citato piano di fiscal restore, per non parlare della dissennata gestione degli effetti della tempesta perfetta ad opera del duo Bernspan-Paulson che mi permetto di affermare che ha proprio ragione Barak Obama, quando, nel suo bellissimo discorso di accettazione della candidatura offertagli dal partito democratico per la corsa alla Casa Bianca, ha detto che otto anni di gestione repubblicana sono più che sufficienti e che sarebbe insensato, oltre che sbagliato, conferire a Mc Cain il terzo mandato dell’era di Bush Junior!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.