martedì 11 novembre 2008

Il silenzio assordante di Giulio Tremonti spaventa i banchieri italiani!


L’annuncio delle mega perdite nel terzo trimestre 2008 da parte delle nazionalizzate AIG e Fannie Mae, due entità che, complessivamente considerate, sono riuscite a perdere la bellezza di 54 miliardi di dollari in soli tre mesi, costringendo il governo statunitense a portare a 150 miliardi di dollari, l’iniziale intervento di 85 miliardi, chiarisce senza ombra di dubbio quanto fossero del tutto manipolati i bilanci precedenti di queste come della maggior parte delle maggiori entità operanti nel mercato finanziario globale, con l’aggravante che la eliminazione di fatto del mark to market nella valutazione dei titoli della finanza strutturata decisa di recente ma già operante sui rendiconti che vengono presentati in questi giorni aggiunge la beffa al danno.

Ha un bel strepitare il molto decisionista presidente francese, Nicolas Sarkozy, sulla sua recente scoperta in merito al fatto che le banche, le compagnie di assicurazione ed altri investitori europei avrebbero in corpo qualcosa di più di 600 miliardi di euro di titoli tossici, ma il problema è che né lui, né nessun altro leader europeo appare in grado di chiedere il conto a quanti hanno deciso di correre rischi, in gran parte, peraltro, accuratamente nascosti nelle poste off balance sheet, assolutamente multipli di quello che ragionevolmente avrebbero dovuto essere.

Trovo, inoltre, un segno chiaro di disperazione il piano da poco meno di 600 miliardi di dollari annunciato dai vertici del partito comunista cinese, letteralmente terrorizzati dalle conseguenze del passaggio da una crescita del prodotto interno lordo a due cifre ad una che si mantiene comunque al di sopra dell’8 per cento, un ritmo di espansione che l’Europa e gli Stati Uniti d’America non riescono nemmeno a sognare, anche se va detto per onestà che le conseguenze sociali di una simile decelerazione potrebbero risultare drammatiche per i precari equilibri della superpotenza asiatica che continua a detenere riserve valutarie in dollari per 1.200 miliardi circa.

Pur temendo di annoiare i più fedeli tra i miei lettori, ripetendo che ogni giorno che passa emerge la sproporzione tra le pur gigantesche risorse pubbliche messe a disposizione in ordine sparso dai governi di tutto il mondo più o meno industrializzato e la dimensione ancor più gigantesca del problema che sta attanagliando le autorità monetarie all over the world, anche perché la proporzione tra risorse e rischio complessivo si pone nell’ordine di uno a venticinque, una sorta di leverage altrettanto micidiale di quello che caratterizzava le ex Investment Banks e le divisioni di Corporate & Investment Banking delle banche più o meno globali.

Fa un po’ impressione vedere gli un tempo colossi del credito e della finanza statunitense testare nuovamente quegli stessi minimi toccati nella prima decade di ottobre nel pieno della più grave ondata di panic selling mai vista da quando, sedici mesi orsono, ha preso il via la tempesta perfetta, minimi che in più di un caso sono già stati infranti verso il basso dalla potente ed ancor più preveggente Goldman Sachs e da Citigroup, mentre qualche residuo margine lo mantiene Morgan Stanley.

D’altra parte, se Atene piange, Sparta certo non ride, come è possibile dire guardando il vano tentativo delle banche europee di tirarsi fuori dalle secche in cui sono state sospinte dai sempre più alti marosi della stessa tempesta perfetta che batte le coste statunitensi, con rialzi che sono durati letteralmente lo spazio di un mattino, in quanto già nel pomeriggio il barometro delle quotazioni azionari delle banche basate al di qua ed al di là della Manica ha ripreso a segnalare burrasca ed i rialzi si sono prontamente mutati in altrettanti, ed a volte pesanti, ribassi.

Tutto ciò non fa che aumentare le attese sull’esito dell’oramai prossimo G20/G21, con le folte e numerose delegazioni che stanno prenotando le stanze d’albergo anche per una possibile coda del laboriosissimo summit e mentre l’italiano Mario Draghi ha annunciato la sua intenzione di aprire le porte un tempo blindate del Financial Stability Forum da lui presieduto anche ad esponenti del BRIC, acronimo che sta per Brasile, Russia, India e Cina, un allargamento che sarebbe stato impensabile anche solo pochi mesi fa e che non solo rappresenta l’ennesima controprova della crescente disperazione che attanaglia i topi posti a guardia del formaggio, ma che denota anche quello che è sotto gli occhi di tutti e cioè che le casse dei paesi maggiormente industrializzati iniziano drammaticamente a piangere e c’è bisogno del supporto di quei new comers che un tempo sarebbero stati collocati in un tavolo a parte e che ora sono sempre più consapevoli della loro indispensabilità!

Venendo alle cose italiane, è sempre più evidente che il per la terza volta ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, peraltro inventore della colorita espressione riportata sopra, si sta divertendo un mondo a giocare al gatto ed al topo con i banchieri ed i detentori delle casseforti delle fondazioni di origine bancaria, che poi sono anche gli azionisti di riferimento dei tre maggiori gruppi bancari italiani, alternando eloquenti silenzi ad allusioni molto pesanti, incluse quelle sul presunto colore politico dei banchieri e degli uomini delle Fondazioni, ma che ieri si è accontentato di dichiarare che una soluzione, quale?, verrà comunque trovata entro la fine dell’anno, apparentemente inconsapevole delle paginate di giornali che danno il Monte dei Paschi di Siena più o meno alla canna del gas ed in trepidante attesa dell’arrivo dei soldi pubblici, purché non vengano poste sgradite condizioni.

Ma credo proprio che non aleggi grande tranquillità anche ai piani alti degli altri due maggiori gruppi bancari italiani, con Corrado Passera che non sa più se preoccuparsi per il progressivo ingarbugliamento dell’affaire Alitalia o dei crescenti malumori dei suoi azionisti di riferimento e Alessandro Profumo che, invece, si preoccupa e basta!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.