venerdì 28 novembre 2008

L'America ringrazia, l'Europa è incerta e l'Italia soffre!


Mai come in questo davvero orribile 2008, gli operatori, gli analisti, gli investitori/risparmiatori statunitensi hanno salutato con un sospiro di sollievo la pausa festiva coincidente con il Thanksgivig Day, una salutare pausa dopo quattro rialzi consecutivi abbastanza convinti in gran parte legati alle nuove misure governative che presentano caratteristiche molto più aderenti alle caratteristiche specifiche della tempesta perfetta di quelle che le hanno precedute, anche se non va a assolutamente sottovalutato il fatto che l’impegno complessivo si è portato alla stratosferica cifra di 7 mila miliardi di dollari, mentre lo stock del debito 2009 a stelle e strisce, inclusi gli impegni legati al debito di Fannie e Freddie non potrà in alcun caso essere inferiore ai 16 mila dollari, contro i 9 mila circa della prima metà del 2008.

Il Dream Team obamiano è oramai pressoché completo ed è formato da un eccellente mix di vecchi e di nuovo che conferma come per il presidente eletto quella dell’economia e della finanza rappresenti davvero una priorità assoluta, anche se la vera e propria guerra in corso a Mumbai tra forze di sicurezza e terroristi, nonché le minacce di nuovi e tremendi attentati sul suolo statunitense stanno riportando in primo piano la questione della sicurezza e della lotta al terrorismo di matrice islamica.

Apprendo dall’informatissimo Federico Rampini, e come potrebbe essere altrimenti visto il suo strettissimo legame con il proprio datore di lavoro, l’ingegner Carlo De Benedetti che quando era all’apogeo della sua fortuna imprenditoriale veniva semplicemente indicato come l’Ingegnere, che il neo presidente della task force anticrisi, Paul Volker, non è stato solo il presidente della Fed, ma ha anche contribuito con un ruolo di primo piano alla creazione della Commissione Trilaterale, oggi in larga parte sostituita dal gruppo Bildberg, un’istituzione che ha visto il gotha imprenditoriale e politico del mondo industrializzato elaborare le strategie e le tattiche che hanno portato alla dissoluzione dell’impero sovietico, un evento di portata certamente storica e pressoché coeva di quel mix micidiale di deregolamentazione, finanziarizzazione e globalizzazione che ci ha portati dritti, dritti alla tempesta perfetta che si appresta fra pochi giorni a festeggiare i suoi primi diciassette mesi di vita!

Rifuggendo per profonda convinzione da tutte le ricostruzioni complottistiche, non posso tuttavia esimermi dal rendere noto ai miei lettori che la composizione della Trilaterale e quella del successivo gruppo Bildberg è perlomeno inquietante e che dei lavori dei due organismi si sa poco o, per meglio dire, assolutamente niente, se non che non vi è potente del pianeta che non ambisca, spesso venendo esaudito, a partecipare ai meeting annuali, così come è molto, ma molto interessante scorrere i nomi dei pochissimi italiani che ne fanno parte.

Come mi trovo a scrivere da parecchie puntate, la presenza del giovane Timothy Geithner nel gruppo che sta attualmente gestendo la crisi finanziaria e che lo stesso, dal 20 gennaio prossimo, prenderà il posto dell’ ex (?) investment banker Hank Paulson, nonché la presenza delle migliori menti femminili e maschili collocati in posti chiave della future amministrazione statunitense, sono tutti elementi che, insieme all’intrinseca caratteristica di estrema elasticità dell’economia e della società a stelle e strisce, fanno ben sperare sulla possibilità di disinnescare in tempi non biblici l’attuale gravissima situazione in cui versa, a tutti i livelli, la più grande, potente ed armata nazione dell’occidente, condizione questa necessaria seppur non sufficiente perché si determini un percorso virtuoso di uscita dalla più grave crisi economica, finanziaria e sociale mai vissuta dalla Rivoluzione Industriale.

Così come non mi stancherò di ripetere che molto, ma molto difficilmente la tempesta perfetta porterà del bene al sogno degli europeisti vecchi e nuovi di vedere nel corso della loro vita la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, vera condizione per la realizzazione di un mondo multipolare, ma vista come il fumo negli occhi dagli atlantici di ogni ordine e grado che continuano a rappresentare la vera quinta colonna dei disegni egemonici statunitensi e che, al di là dei diffusi pregiudizi, non sono basati soltanto nel regno di Sua Maestà britannica, ma sono presenti in numerosi paesi della Vecchia e della Nuova Europa, spesso in posizioni di governo o a capo di aziende di respiro nazionale e multinazionale.

Venendo alle cose di casa nostra, oggi è davvero il giorno della verità per quanto riguarda le intenzioni di Bermonti sulle sorti dell’alquanto ammaccato sistema bancario italiano, in quanto sono proseguite anche nella notte le limature al terzo decreto del governo, quello che prevede le modalità e le condizioni dell’intervento pubblico nelle banche e che vede contrapposta la visione fondamentalista del per la terza volta ministro dell’economia, Giulio Tremonti, a quella più possibilista del premier e del suo più fidato consigliere, Gianni Letta.

Che le cose non si stiano mettendo proprio bene lo dimostra l’indiscrezione sapientemente fatta filtrare da ambienti bancari ai quotidiani finanziari sulla non volontà di chiedere l’aiuto statale a causa dell’eccessiva onerosità dello strumento previsto dal governo, ma, come capirebbe anche un bambino, per motivi che hanno molto più a che fare con la delicatissima questione delle condizioni che potrebbero essere poste a fronte dell’intervento stesso.

Che vi sia molto nervosismo ai piani alti delle banche italiane, è peraltro ben dimostrato dalle dimissioni a sopresa di Giovanni Auletta Armenise, ovviamente per motivi di carattere esclusivamente personale e familiare, dalla carica di amministratore delegato di UBI Banca e dala oramia certa uscita di scena del Dr. Pietro Modiano, nonché coniuge di un ex ministro del governo Prodi, dal gruppo Intesa-San Paolo nel quale ricopriva l’incarico di direttore generale e vice Chief Executive Officer, una nomina che apre la strada alla carica di direttore generale unico al pari grado Francesco Micheli.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.