mercoledì 3 settembre 2008

Salvate il soldato Flud!


Dei tre dossier bollenti di cui parlavo ieri e che non hanno permesso il meritato riposo ad Henry Paulson ed au nucleo ristretto di top bankers nel long week end che ha fatto ponte con il Labor day, almeno uno, quello relativo alla più piccola ma blasonata tra le banche di investimento statunitensi, Lehman Brothers, sembrava ieri giunto a maturazione e tutti sono rimasti in attesa del comunicato ufficiale che annunciava l’ingresso nel capitale della Korean Development Bank, ma soprattutto i termini di questo lungamente annunciato ma sinora mai concretizzatosi impegno, i dettagli dell’annunciato spinoff di titoli assets backed per 40 miliardi di dollari circa, ma anche se, ove entrambe le mosse giungessero a buon fine, Richard Flud ha ancora in agenda la vendita di quello che da tutti viene considerato il gioiello principale della sua corona, quella Neuberger Bergman, importante entità operante nell’asset management.

Alla fine dei giochi, in mano agli operatori, agli analisti ed ai commentatori, ansiosi questi ultimi di poter finalmente scrivere che il peggio era veramente passato per Lehman, è rimasto in mano poco più di un pugno di mosche, rappresentato dallo scarno comunicato con il quale la KDB conferma di stare negoziando un suo ingresso nella banca di investimento statunitense, mentre dal quartier generale della banca oggetto dei desideri coreani veniva fatto trapelare un importante dettaglio sulla bad bank prossima venture e, cioè, che la svalutazione massima accettabile sarebbe stata nell’ordine dei 5-6 miliardi di dollari, corrispondenti ad una percentuale compresa tra il 12,5 ed il 15 per cento.

Ovviamente, di fronte alle secchiate di acqua gelida gettate sulle bollenti aspettative del mercato, l’azione è rimasta pressoché immobile, in quanto nessuno è onestamente in grado di capire se Richard Flud, rimasto desolatamente solo al timone del vascello imbarcante acqua in piena tempesta perfetta, sia ancora impegnato nella solita pretattica, se, invece, abbia in mano qualcosa di concreto o, come i più maliziosi ritengono, stia soltanto prendendo tempo prima di innalzare bandiera bianca e lanciare quel si salvi chi può che orami da tempo non è più preceduto dall’immancabile ma non più adatto ai tempi “prima le donne ed i bambini”!.

All’alba di stamani sono poi giunte una raffica di smentite di altre entità finanziarie coreane che si riteneva fossero interessate a partecipare, sotto l’ombrello della Korean Development Bank, ma che si sono precipitate a far sapere al mondo intero di avere altri programmi per le prossime settimane, mesi ed anni rispetto a quel poco chiaro tentativo di salvataggio di una investment bank di cui nessuno ha chiare le vere condizioni di salute o, come è molto più probabile, l’esatto decorso della malattia.

M aquale è il vero problema di Lehman Brothers, cosa è che la differenzia dalle altre tre Investment Banks statunitensi sopravvissute, almeno per ora, agli alti marosi della tempesta perfetta? Purtroppo, una risposta a questo angoscioso quesito esiste ed è data dal nome e dal cognome dell’attuale comandante in capo di Lehman, quel Richard Flud che non vuole proprio saperne a) di lasciare il proprio posto a qualcun altro e 2) di accettare il fatto che buona parte dell’attivo della sua banca, ai correnti valori di mark to market e, soprattutto, dopo il bagno di sangue imposto a Merrill Lynch dal suo Chief Executive Officer, John Thain, spesso non vale la carta su cui è scritto il rispettivo valore nominale, anche perché Flud è sinceramente convinto, e non sono assolutamente in grado di smentirlo in assenza di una palla di vetro, che non sia giusto accettare i valori che il mercato inesorabilmente indica e che, alla fine della fiera, le perdite effettive saranno molto, ma molto inferiori ai valori presunti di realizzo, condizionati, secondo lui, da una sorta di panico collettivo che si sta diffondendo tra i suoi colleghi.

Richard ha licenziato in tronco la brava, bella e competente Erin Callan ed un Chief Operating Officer, colpevole soltanto, secondo lui, di non contrastarla efficacemente, proprio perché, dopo avergli dato ragione per alcuni mesi, si era infine resa conto che non era proprio possibile che tutti i suoi colleghi delle Investment Banks e delle banche più o meno globali, roba del calibro di Goldman Sachs, Citigroup, UBS, Hong Kong Shanghai Banking Corporation, merrill Lynch e chi più ne ha ne metta, fossero improvvisamente impazziti, accettando di sottoscrivere deal che prevedevano perdite effettive ed immediate che, nel recente caso di Merrill, erano giunte al 78 per cento del valore facciale dei CDO venduti in blocco da un acquirente totalmente finanziato dal venditore ed in possesso di una clausola che gli consentirà, certo al verificarsi di poco probabili condizioni, di rivendere il tutto a John Thain!

Come insegnava efficacemente John Maynard Keynes, ma dubito che i suoi libri siano sul comodino accanto al letto nel quale Richard passa da tempo notti insonni, il valore di una cosa non è solo basato su valutazioni tecniche e razionali, ma che, come ebbe modo di sperimentare duramente sulla sua stessa pelle, spesso è quello che un branco di operatori ed investitori, spesso del tutto irrazionali ed ignoranti, le attribuisce e che è, quindi, molto più saggio cercare di comprendere la psicologia di questo particolare tipo di folla e le principali paure che la dominano, arricchendosi allegramente a sue spese, che cercare di lasciarsi dominare dalle proprie idee e le proprie valutazioni tecnicamente esatte e prendere i bagni che misero a repentaglio il patrimonio suo e quello della sua molto benestante ed acculturata famiglia.

Sarebbe sinceramente troppo pretendere che Richard sappia tutto questo, in fondo è anche lui un sottoprodotto del pensiero economico contemporaneo, quello che si forma nei post graduate delle migliori università a stelle e strisce, non che ad Oxford e Cambridge si stia poi tanto meglio, così come alla Bocconi ed alla Luiss che si sforzano invano di imitare gli esempi di stampo anglosassone formando legioni di incompetenti supertitolati ma altrettanto incapaci di seguire non solo le indicazioni di Keynes, ma neanche quelle dei praticoni dotati di buon senso come Soros, Buffett ed il loro erede David Einhorn, per non parlare poi di quella eterna lezione di stampo taoista rappresentata da “L’arte della guerra” di Sun Tsu, che pure da anni è libro di testo in buona parte delle scuole di Business & Administration ed in alcune Law School, aggiungendo, come spesso accade, il danno alla beffa!

Ho detto più volte che la decisione di John Thain, forse uno dei migliori allievi della prestigiosa scuola Goldman Sachs, è suonata alle orecchie dei suoi principali colleghi con i rintocchi della campana a morto, anche perché lui si è limitato ad applicare le regole di base della efficace gestione dei rischi reali o come tali percepiti, notevolmente aiutato dalla felice circostanza di essere stato chiamato come salvatore della Patria a prendere il posto di un ex collega di Flud che nutriva più o meno le stesse idee conservative del non si sa per quanto capo indiscusso di Lehman Bros., condzione che lo spinge a far emergere pressoché istantaneamente, costi veramente quel che costi, tutto, o quasi tutto, il marcio per ripartire, ovviamente se sopravvivi, di là per concretizzare le dorate clausole del suo contratto che include clausole di performance ed un bel premio di ingaggio.


Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.