mercoledì 17 dicembre 2008

Bernspan svuota tutto il caricatore, Effe O Ixs si pente e l'Europa resta immobile!


Con una mossa davvero senza precedenti e che porta La Rederal Reserve su un terreno del tutto inesplorato nei 95 anni della sua storia, Bernspan e i suoi colleghi con diritto di voto nel Federal Open Market Committee hanno deciso ieri di portare i tassi sui Fed Funds all’interno di un range compreso tra lo zero e lo 0,25 per cento ed il tasso ufficiale di sconto dall’1,25 allo 0,50 per cento, una decisione che si accompagna ad un’analisi della situazione attuale dell’economia a stelle e strisce che non lascia davvero spazio all’immaginazione del lettore e che pare tratta dal giornale di bordo della tempesta perfetta oramai giunta nel suo diciannovesimo mese di vita.

Non vi è dubbio che i recenti dati sull’occupazione, i prezzi al consumo e all’ingrosso, la produzione industriale, la vendita di nuove case ed i nuovi cantieri, solo per citare quelli di maggiore impatto sui già depressi umori degli operatori e degli analisti, abbiano esercitato un notevole ruolo nella decisione senza precedenti della banca centrale americana, portandola ad una mossa che, come ha ben detto un noto analista statunitense corrisponde a dire “e adesso cosa altro volete che noi facciamo?”, una mossa che azzera in modo inequivocabile i già ristretti margini di manovra dell’autorità monetaria.

Compiuta la missione sui tassi di interesse, Bernspan e compagni hanno anche voluto ricordare nel loro scarno ma molto eloquente comunicato emesso al termine della riunione di due giorni del FOMC che stanno utilizzando una larga varietà di strumenti quali l’acquisto di enormi ammontari di titoli della finanza strutturata dalle nazionalizzate Fannie Mae e Freddie Mac, così come si sta adoperando per la rivitalizzazione del mercato delle Commercial Papers a beneficio delle aziende emittenti, che stanno seriamente pensando di sottoscrivere una parte della montagna di Treasury Bonds che Paulson oggi e Geithner domani saranno costretti a stampare, insomma che non stanno lasciando nulla di intentato pur di rivitalizzare l’economia, impedire i default a catena delle banche e che tutto ciò lo stanno facendo nell’ottica di rimettere sul terreno di una crescita sostenibile la locomotiva americana che, nel bene e nel male, continua a trainare il molto malmesso treno dell’economia e della finanza a livello globale.

Ovviamente, le maggiori banche basate negli Stati Uniti d’America hanno ieri ridotto in tempo pressoché reale il loro prime rate dal 4,0 al 3,25 per cento, anche se occorrerà attendere oggi per comprendere se hanno colto il segnale drammatico proveniente dalla Fed sull’assoluta necessità che riprendano a fidarsi un po’ di più l’una dell’altra, non fosse altro che per il ribadito ruolo di prestatore di ultima istanza che la Fed, il Tesoro e le altre istituzioni federali, con la benedizione del presidente uscente e di quello eletto, stanno realmente riempiendo di contenuti!

Il crollo quasi senza precedenti dell’indice che misura i prezzi al consumo nel mese di novembre, -1,7 per cento a livello mensile che porta il tendenziale annuo ad un ben misero +1,1 per cento, l’oltre mezzo milione di buste paga perse nello stesso mese, il drammatico calo a due cifre delle nuove case e dei cantieri aperti per realizzarle, il crollo dei prezzi delle materie prime, chiariscono anche a chi non ha occhi per vedere ed orecchie per intendere che, come giustamente ripete di continuo il presidente eletto Barack Obama, il peggio deve ancora venire, ma che questo non è certo il momento per restare a guardare con le mani in mano in attesa che giunga l’onda di piena, come purtroppo capita a i cittadini di Roma alle prese con le più che prevedibili bizze del Tevere e dell’Aniene.

Pur avendo scritto a più riprese che la politica di progressivo azzeramento dei tassi di interesse correva il rischio di replicare la situazione vissuta dal Giappone negli ultimi diciannove anni, mi vedo costretto, sulla base di quanto sta accadendo ed a partire dalla profonda differenza dei due modelli economici e sociali, a correggere il tiro e ad escludere quasi del tutto che possa realizzarsi negli Stati Uniti d’America la cosiddetta trappola della liquidità decritta a suo tempo dal mai troppo compianto John Maynard Keynes, in quanto penso che, come spesso è accaduto nei momenti di vera emergenza, i cittadini di questa nazione, al pari dei sudditi di Sua Maestà Britannica nel corso del secondo conflitto mondiale, sono davvero capaci di rimboccarsi le maniche evitando alla grande il rischio di piangersi addosso.

In una drammatica testimonianza, l’ineffabile Effe O Ixs (al secolo sempre Christopher Cox) ha detto ieri che la sua Securitie and Exchange Commission ha fallito per dieci anni circa nel tentativo di contrastare l’operato dell’ex presidente del Nasdaq Madoff, nonostante una precisa denuncia nel 1999 di un operatore che aveva lavorato per lui e che aveva fatto rilevare l’anomalia di rendimenti sempre alti e sempre uguali a dispetto della più che ovvia ciclicità della congiuntura, anche se il personaggio che deve solo all’amicizia di Bush Junior il suo incarico ha dimenticato di fare l’unica cosa che gli resta: dimettersi e chiedere scusa alle donne ed agli uomini americani per la sua inerzia continuata ed aggravata!

Viene un po’ tristezza nel volgere lo sguardo a quanto nel frattempo sta avvenendo, o meglio non avvenendo, in Europa, con i ventisette governi che continuano ostinatamente ad andare ognuno per la sua strada, una situazione talmente assurda che ha spinto il germanizzato Trichet ed i suoi neotemplari colleghi del board della banca centrale Europea, nonché numerosi governatori di banche centrali, tra i quali l’italiano Mario Draghi, ad invocare un di più di decisione in termini di misure anticicliche da parte degli esecutivi, così come una maggiore coordinazione dei massicci interventi adottati dai tre paesi che maggiormente si sono impegnati, almeno sulla carta.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.