Ho trascorso un pranzo discutendo con un amico delle possibili conseguenze della crisi della Grecia sul futuro del sistema dell’euro, conseguenze che, almeno secondo il mio commensale, non potevano che essere l’uscita della Grecia dall’eurosistema, un intervento drastico ma necessario alla luce della condotta del governo greco in materia di politica economica, per non parlare poi della questione della corretta, o meno, rappresentazione delle cifre del bilancio pubblico.
Non so se la posizione della Germania verrà a modificarsi sotto il pressing congiunto della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, ma credo proprio che la tentazione di dare un esempio non occupi un posto secondario nella mente di Frau Merkel, anche se penso che nessuno possa sottovalutare le conseguenze dell’estromissione di un paese, anche se, come la Grecia, affiliato in un secondo momento dal sistema dell’euro.
Va detto che il mercato non sembra scontare una conclusione così drastica della vicenda, con l’euro che continua ad oscillare intorno al livello di 1,33 dollari, ma quello che colpisce è l’incapacità delle istituzioni politiche europee, Commissione e Parlamento a trovare una soluzione a problemi posti sul tappeto oramai da alcuni mesi.
In assenza di un ripensamento tedesco, le prospettive sono quelle di un sistema che rischia di perdere i pezzi a meno di dieci anni dalla introduzione dell’euro in luogo delle precedenti valute dei paesi fondatori, un’ipotesi che, al di là di quello che pensano i fautori della linea dura, spingerebbe la speculazione internazionale a gettarsi a capofitto, puntando, a ragione o a torto, a rinverdire i fasti di George Soros nella sua epica battaglia contro la lira italiana e la sterlina.
Non posso che concludere ripetendo quello che ho scritto in diverse puntate del Diario della crisi finanziaria e, cioè, che il problema vero consiste nell’anomalia dell’esistenza di una valuta unica europea in assenza di un vero e proprio governo europeo dotato di poteri effettivi in materia economico-finanziaria, un’asimmetria le cui conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti e che rischia di produrre effetti nefasti nei prossimi mesi se non nelle prossime settimane.