Come soleva ripetere Giulio Andreotti, ad ogni giorno basta la sua pena, e questo è particolarmente vero per questa epoca sommersa dagli alti marosi della tempesta perfetta.
Non si è riusciti a tirare un sospiro di sollievo per lo scampato rischio di default della Grecia, che già tutte le preoccupazioni sono andate alla crisi del debito in corso al di là dell'Atlantico, dove si corre seriamente il rischio, ove falliscano i difficili negoziati tra democratici e repubblicani, di andare a tagli pesanti alla spesa pubblica.
Non vi è paese, come gli Stati Uniti d'America, dove gli effetti della crisi finanziaria si sono scaricati sul bilancio pubblico, appesantendo defict e debito, per non contare le megagalattiche iniezioni di liquidità decise da Bernspan con acquisti a fermo di titoli, spesso titoli spazzatura, a differenza della BCE che ha operato delle pronti contro termine seppure della durata di tre anni.
Con il rapporto debito/prodotto interno lordo giunto in breve tempo al 100 per cento, meno di Grecia e Italia ma molto di più dei paesi europei virtuosi, e il deficit fuori controllo, gli Stati Uniti affrontano una crisi fiscale senza precedenti e gli europei, stanchi di essere bacchettati da Oltreoceano, stanno alla finestra a vedere i risultati dello scontro in corso a Washington.
Con il rapporto debito/prodotto interno lordo giunto in breve tempo al 100 per cento, meno di Grecia e Italia ma molto di più dei paesi europei virtuosi, e il deficit fuori controllo, gli Stati Uniti affrontano una crisi fiscale senza precedenti e gli europei, stanchi di essere bacchettati da Oltreoceano, stanno alla finestra a vedere i risultati dello scontro in corso a Washington.