giovedì 17 marzo 2016

Sette giorni di fuoco per le banche centrali


Si concluderà con la prossima riunione della Bank of England la tornata riunioni delle più importanti banche centrali del pianeta, tornata aperta in bellezza dalla Banca Centrale Europea di Mario Draghi che ha utilizzato l'artiglieria pesante contro la bassa crescita e la deflazione con una serie di misure volte a stanare le banche, incentivandole nel senso letterale del termine a fare il loro mestiere prestando soldi a imprese e famiglie e inondando di liquidità i mercati finanziari per ammontari mai visti in precedenza, un mix di mosse che ha scosso anche l'opinione finora ostile della Germania di Angela Merkel.

Uno dei protagonisti di questa storica riunione della BCE, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di una lezione di economia agli studenti del liceo romano da lui frequentato da giovane, ha affermato che con queste misure senza precedenti l'istituto di Francoforte "ha comprato tempo per la politica", ha cioè creato le condizioni perché i governi procedano con le riforme e diano impulsi concreti alle imprese e alle famiglie perché possano tornare a fare il loro mestiere che è quello, rispettivamente, di investire e consumare, trappola della liquidità e propensione al risparmio permettendo.

Alla riunione della BCE, ha fatto seguito quella della Bank of Japan che, dopo la rivoluzione recente introducendo i tassi negativi per i rifinanziamenti delle banche nipponiche e l'immissione di liquidità per 80 mila miliardi di yen, ha deciso e reso noto che, almeno per ora, lascia le cose come stanno e adotta una politica di wait and see e francamente non le si può dare torto, avendo fatto tutto il possibile per far ripartire investimenti e consumi.

La Yellen e la sua Federal Reserve ha imitato la Bank of Japan e ha lasciato le cose come stanno, una mossa coraggiosa per una grande nazione che ha oramai raggiunto un tasso di disoccupazione di poco al di sopra del tasso frizionale del 4 per cento, un economia che viaggia a ritmi sostenuti per un'economia industriale avanzata, un livello di investimenti soddisfacente e il solito disastro nelle partite correnti che però continua a essere compensato a livello di bilancia dei pagamenti, insomma una situazione nella quale l'incremento di un quartino di punto dei tassi non avrebbe assolutamente guastato, una prospettiva che si è infranta sul taglio delle prospettive di crescita contenuto nel comunicato finale emesso ieri dalla Fed!

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