Come responsabile dell'ufficio studi di un sindacato del settore finanziario ho scritto decine di pagine su quelle che allora chiamavamo pressioni commerciali esercitate dai vertici sui dipendenti delle banche che avevano l'ingrato compito di piazzare a ignari clienti delle banche, ma anche nelle compagnie di assicurazioni non si scherza, prodotti più o meno a rischio di ogni genere e natura, prodotti che spesso hanno rovinato più di un malcapitato e hanno certamente messo a rischio la reputazione di più di una banca.
Non mi ha stupito dunque quanto è emerso ieri nel corso delle indagini sul crac di Banca Etruria, una delle quattro banche salvate dal Governo nel novembre dell'anno scorso con la prima applicazione del micidiale meccanismo del bail in che ha visto l'azzeramento del valore delle azioni, delle obbligazioni e dei depositi per la soglia oltre i 100 mila euro, un applicazione in anticipo di mesi sull'introduzione delle nuove procedure di risoluzione e che tanto è costato in borsa ai titoli dell'intero settore finanziario, è emerso, dicevo, che, secondo gli inquirenti della procura di Arezzo, esisteva nell'ambito della banca una cabina di regia volta a vedere anche ai piccoli risparmiatori, anzi in prevalenza a loro, decine e decine di milioni di euro di bond subordinati, quelli appunto più a rischio se le cose si fossero, come poi è puntualmente accaduto, messe male!
Con singolare tempismo, sempre ieri Giuseppe Vegas, presidente della CONSOB, l'organismo che dovrebbe appunto vigilare sul fatto che cose del genere non accadano, ha detto, nella sua relazione annuale, due cose: la prima è che i risparmiatori erano perfettamente informati, la seconda è che l'organismo da lui presieduto ha fatto (sic) tutto quello che doveva fare in questa circostanza, dimenticando che era stata emanata una disposizione che autorizzava le banche a non inserire più nei prospetti le simulazioni che indicavano esattamente i rischi connessi con gli stessi bond subordinati offerti ai risparmiatori e dimenticando, altresì, quello che era già emerso anche nei mesi scorsi su quanto era avvenuto in moltissimi casi, quando i risparmiatori erano stati volutamente raggirati in sede di sottoscrizione dei bond medesimi.
Non c'è, quindi, da meravigliarsi se, pur in un quadro di debolezza dell'intero sistema bancario europeo, le banche italiane quotate in borsa stiano soffrendo dall'inizio di questo anno disgrazia 2016 in modo ampiamente supplementare e i guai delle due non quotate venete hanno determinato l'azzeramento di fatto del valore delle loro azioni, con Veneto Banca che ha dovuto far slittare di una settimana le procedure per l'aumento di capitale.
Mi ponevo ieri l'interrogativo sulla solidità del sistema bancario italiano e credo proprio che vicende come queste, e soprattutto i retroscena delle stesse, non aiutino di certo!
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