La crisi finanziaria ha prodotto negli ultimi anni una crescita apparentemente irresistibile delle quotazioni dell'oro, passato dai 500 dollari per oncia del 2007 ai 1.800 dollari nei mesi passati. Tutto quello che accadeva nei mercati finanziari congiurava al superamento di importanti soglie psicologiche, quella dei 1.000 dollari prima e quella dei 1.500 dollari poi e molti scommettevano sul raggiungimento dei 2.000 dollari già nell'anno che si è appena aperto.
Poi qualcosa è cambiato nei mercati finanziari ed è quello che ho cercato di spiegare nelle ultime tre puntate del diario della crisi finanziaria ed è che, sotto l'accorta guida di Draghi, si è assistito ad un ritorno dei differenziali dei titoli di stato decennali dei paesi in crisi dell'area dell'euro con il Bund a valori precedenti alla terribile estate del 2011.
L'oro ha così smesso di crescere e si è portato sotto la soglia dei 1.700 dollari per oncia e oggi, con un frazionale recupero, si porta a 1.686, ma le prospettive future sono per un testo del livello di 1.500 dollari e poi si vedrà.