Sono stato richiesto ieri di un'intervista sugli accadimenti che hanno portato alle dimissioni dalla presidenza dell'Abi di Giuseppe Mussari, già presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e della banca omonima, dimissioni legate a due maxi operazioni in derivati tradottesi poi in perdite notevoli per la banca senese che già non naviga in acque tranquille.
Non avendo elementi sulle operazioni Alexandria e Santorini, cui se ne aggiunge un'altra che ha cercato di mettere una pezza alla prima con conseguenze altrettanto pesanti, ho gentilmente declinato l'offerta di pronunciarmi su cose che non conosco a fondo, al punto di non sapere se si tratta dei risultati di un'ispezione interna o di un'indagine giudiziaria.
Certo, le somme di cui si parla sono ingenti e quantificate da Panorama in 500 milioni di euro, ma i problemi del Monte dei Paschi di Siena e dell'omonima fondazione vengono da scelte di acquisizione altrettanto azzerdate, come la scelta di comprare Antonveneta per 9 miliardi di euro dal Santander che l'aveva pagata di meno con in più un istituto a medio termine venduto per un altro miliardo.
La borsa sta punendo ferocemente l'azione del Monte dei Paschi che nei giorni scorsi aveva quasi riagguantato la soglia dei 30 centesimi e oggi è a quota 24 con una perdita del 20 per cento in poche sedute.