Sono trascorsi alcuni giorni da quando è scoppiata la crisi di Cipro, o meglio, da quando è stato bocciato dal parlamento dell'isola il piano che prevedeva un prelievo forzoso sui conti correnti dei residenti e dei non residenti, in maggioranza magnati russi, e il ministro delle finane è stato spedito a Mosca per cercare aiuti finanziari.
La missione è miseramente fallita e il ministro sta tornando precipitosamente in patria dove incombe lo spettro del fallimento su una o due delle maggiori banche dell'isola e mentre la Banca Centrale Europea ha chiarito che la liquidità addizionale fornita al sistema cipriota sarà garantita solo fino a lunedì.
Mentre le agenzie di rating si dilettano a sparare sulla croce rossa, il parlamento cipriota è chiamato ad approvare un alquanto improbabile piano b che consiste nella creazione di un fondo di solidarietà con al centro beni delllo Stato e della chiesa e asset di alcuni fondi pensioni, un fondo che metterebbe bond non assimilabili a quelli statali.
Sul piano è chiamata a pronunciarsi la troika che dovrà valutare se è qualitattivamente e quantitativamente sufficiente a garantire il finanziamento da 10 miliardi di euro subordinato appunto a queste misure. E' anche prevista una ristrutturazione del sistema bancario cipriota con misure ancora alquanto oscure.