lunedì 18 aprile 2016

La Cina porterà il mondo alla stagnazione secolare


Ho citato solo di sfuggita il passaggio dell'Economia Outlook del Fondo Monetario Internazionale che paventa il rischio di una stagnazione secolare per il mondo sviluppato e questo potrebbe stupire visto che, a livello dell'orbe terraqueo, registriamo da anni tassi di crescita del prodotto interno lordo compresi tra il 3 e il 4 per cento, ma il problema è che si tratta di un valore medio che unisce la crescita anemica dell'occidente sviluppato e del Giappone con quelli molto più vivaci che caratterizzano gli emerging markets e quella che ancora oggi, e nonostante i tanti paperoni cinesi in vetta alle classifiche di Forbes, si chiama Repubblica Popolare Cinese.

Tra le tre concause della terza ondata della tempesta perfetta, ho indicato il problema delle borse, e segnatamente delle banche, lo scoppio delle due bolle speculative del petrolio e delle altre materie prime energetiche, e la crisi sempre più evidente dell'economia cinese su cui grava un problema delle banche che è multiplo di quelli che affliggono le banche europee e il profilarsi dello scoppio di una gigantesca bolla nel settore immobiliare, due fatti che porterebbero le borse cinesi al collasso.

Credo proprio che gli economisti del Fondo Monetario Internazionale stiano seguendo uno schema di ragionamento non troppo dissimile da quello che ho descritto, a partire da febbraio, in numerose puntate del Diario della crisi finanziaria, uno schema di ragionamento che vede avvenire in Cina qualcosa di non troppo diverso da quello che è accaduto in Russia dopo l'abbandono di Michail Gorbachov e cioè l'applicazione selvaggia di metodi capitalisti d'arrembaggio in un paese povero ma che garantiva una serie di certezze a tutti.

Dopo il brusco allontanamento del capo dell'ufficio statale di statistiche cinesi, il nuovo responsabile si è premurato di diffondere a tempo di record le statistiche sulla crescita del prodotto interno lordo cinese che segnalano un lusinghiero 6,7 per cento di crescita, con un incremento della produzione industriale del 5,8 per cento, una crescita quest'ultima che contrasta con i programmi di licenziamento di 1,8 milioni di lavoratori del settore siderurgico e altre chiusure di stabilimenti non più produttivi, nel frattempo esplode l'industria delle abitazioni e esplodono i mutui (+92 per cento). 

Il possibile scoppio di tre bolle contemporaneamente, quella del credito che sembra oramai imminente, quella del settore immobiliare e quella delle borse, inducono a prendere sempre più in considerazione le stime alternative dell'esule cinese ma con buoni contatti nella madrepatria, stime che dicono che siamo oramai prossimi ad una "stagnazione" che avrebbe effetti catastrofici sul PIL dei paesi avanzati!

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