Quando lo spread BTP-Bund superà la soglia psicologica dei 200 punti base ero in Spagna per una vacanza al mare e discorrevo di questo avvenimento con il portiere di notte dell'albergo, laureato e molto informato, che mi sottolineò la circostanza che, allora come ora, si era allargato anche lo spread tra BTP e Bonos, i titoli decennali spagnoli espressione di una Spagna travolta dallo squarciamento del settore immobiliare e da una crisi delle banche che sarebbero state salvate con la benedizione dell'Unione europea e un'iniezione di fondi pubblici per 100 miliardi di euro, manovra che l'Italia non volle fare né con il governo Berlusconi-Tremonti, né con il governo Monti, né con il Governo Letta, mentre con il governo Renzi è stato fatto un decreto per soli venti miliardi di euro che basteranno a stento per salvare il Monte dei Paschi di Siena, per le due banche venete tecnicamente fallite, per Carige e le banche oggetto del provvedimento di risoluzione, bail in incluso, del novembre 2015.
Alla base dell'impennata dello spread, molti vedono il forte discorso di apertura della campagna elettorale di Marine Le Pen, leader indiscussa di quel Fronte Nazionale che si avvia a vincere a mani basse il primo turno ma che, almeno secondo i sondaggi, perdere nettamente al ballottaggio chiunque sia il vincitore tra i suoi antagonisti, addirittura di 30 punti contro l'indipendente Macron, un discorso in cui Marine ha parlato esplicitamente di uscita dall'Unione europea e, seppure al trentottesimo dei suoi ottantacinque punti del programma, di uscita dall'euro, oltre all'ovvio contrasto dell'immigrazione e di controllo del vasto numero di immigrati già presenti, ma di tutto questo mi sono abbondantemente occupato nella puntata di ieri del Diario della crisi finanziaria e mi vedo costretto a tornarci oggi sia per la reazione un po' isterica dei mercati, sia per la ferma risposta venuta nel corso di un'audizione di Mario Draghi, presidente italiano della Banca Centrale Europea, davanti ad una commissione del Parlamento della UE.
Più che quanto ha detto, mi ha stupito che le frasi più incisive le ha pronunciate prima in italiano e poi tradotte nel suo fluente inglese e la frasi erano: l'euro è irrevocabile e questo è quanto dicono i trattati, per poi attaccare il protezionismo di Trump e difendere l'istituzione da lui presieduta dall'accusa di manipolare verso il basso il valore dell'euro contro il dollaro, debolezza attualmente spiegabile con il differenziale di tasso esistente e, ancor più, di quello atteso alla luce delle intenzioni apertamente dichiarate dal presidente del sistema della Riserva Federale, Janet Yellen, che punta a portare il tasso sul rifinanziamento sui Fed Funds tra il 3 e il 3,5 per cento entro il 2018, ma l'attacco più forte è stato sul programma protezionistico di Trump e sulle eventuali reazioni in tal senso dei paesi colpiti dai relativi provvedimenti, dichiarando che tali decisioni possono avere effetti fortemente negativi.
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