Alle prime ore di sabato mattina, vedendo la all news della RAI, ho avuto modo di seguire la cerimonia con la quale Donald Trump, davanti ad una tavolata di banchieri capitanati dal numero uno della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs, firmava il decreto che da via allo smantellamento del Dodd-Franck Act e un secondo decreto presidenziale che abolisce la cosiddetta Fiduciary rule, la norma voluta da Obama e che doveva andare in vigore ad aprile e che avrebbe imposto ai broker "di operare nell'interesse esclusivo dei propri clienti", cosa che dovrebbe essere addirittura implicita, anche perché fa impressione l'ipotesi contraria e cioè che agiscano contro gli interessi di chi si affida loro.
Come modesto cronista delle vicende della flotta finanziaria nelle tre fasi da cui è cadenzata la Tempesta Perfetta, non mi resta che attendere il tempo in cui si creeranno le condizioni per una nuova e gravissima crisi di liquidità, anche se la sussistenza delle regole di Basilea III, in attesa che veda la luce Basilea IV, pongono dei limiti a quello che Trump può fare e disfare nel suo pur grande e finanziariamente importante Paese.
Quella allegra e ridanciana tavolata di banchieri riuniti nella White House, mi ha ricordato una riunione mesta, con facce da funerale e uscite dalle porte laterali dell'importante albergo newyorkese nel quale un numero più o meno pari di banchieri statunitensi e globali andava a prendersi una pesante ramanzina da Mario Draghi, allora Governatore della Banca d'Italia, ma ancor più responsabile di quel gruppo di lavoro tra esponenti delle banche centrali incaricato di scrivere le nuove regole per quella maionese impazzita che era allora, e ora?, il sistema finanziario statunitense e quello globale.
A fianco di Draghi c'erano Bernspan, al secolo Benjamin Bernanke allora presidente del sistema della Riserva Federale e Hank Paulson, l'uomo che da numero uno indiscusso di Goldman Sachs si era trasferito, nel giugno 2006, armi e bagagli da una poltrona da cento milioni di dollari ad una, quella di Segretario di Stato al Tesoro dove ne prendeva 200 mila ma dalla quale aveva la possibilità di disinnescare quella mina che il direttore finanziario di Goldman aveva previsto insieme ai suoi omologhi della più importante banca globale svizzera, UBS (e avevano, nel 2006 iniziato a vendere il vendibile).
Oggi è la rivincita di quei banchieri e lo è grazie ad un presidente USA che ha condotto la campagna elettorale in favore di quello stesso "forgotten man" che, a vario titolo, le banche hanno stritolato nelle loro capaci spire!
Nessun commento:
Posta un commento