Il ritiro della fiducia da parte del partito di Berlusconi ha costretto Mario Monti ad annunciare le sue dimissioni al termine dell'iter del decreto legge di stabilità, la vecchia finanziaria, e accelerato il percorso che porterà alle elezioni anticipate in febbraio e non più il 10 marzo come era inizialmente previsto.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere e l'indice principale della borsa di Milano perde alle prime battute il 2,50 per cento, mentre il differenziale tra il BTP decennale e il Bund tedesco di pari durata è passato da 323 a 351 punti base, dei movimenti che potrebbero essere solo l'antipasto di quello che ci attende nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
A guidare al ribasso l'indice dei principali quaranta titoli sono come al solito le banche, con le tre principali che perdono oltre il 4 per cento, ma la giornata è ancora lunga e vedremo stasera quanto il comparto ha lasciato sul parterre.
Dopo aver passato giorni a calcolare quante misure prevedibilmente non vedranno la luce, ci si è accorti solo ieri che il vincolo di pareggio del bilancio non sarà verosimilmente iscritto nella costituzione e si trattava di un impegno solenne preso con l'Europa.