martedì 11 dicembre 2012

Le conseguenze economiche del ritorno in campo di Silvio Berlusconi

 
Da molte settimane non era un mistero per nessuno che Berlusconi aveva deciso di scendere in campo per giocarsi la sesta disfida elettorale dopo quelle vinte nel 1994, nel 2001 e nel 2008 e quelle perse, entrambe contro Romano Prodi, nel 1996 e nel 2006.

Ma, sotto il profilo economico, quella che si combatterà nel febbraio 2013 è una battaglia che si svolgerà nel momento più acuto della recessione e con i mercati pronti a punire severamente le proposte non in linea con un serio processo di risanamento delle finanze pubbliche, premessa, secondo l’Europa, di un processo di ripresa.

Berlusconi parte ai minimi nei sondaggi e lui e la sua possibile coalizione non arrivano al momento a più di un quarto dell’elettorato, ma vi sono diversi motivi per puntare su un recupero molto forte, forse non in grado di sconfiggere la coalizione di centro sinistra ma di limitare i danni.

Già oggi ha cominciato prendendosela con lo spread, definito un inutile feticcio e i cui movimenti verso l’alto non sarebbero stati che il risultato di vendite massicce effettuate dalle banche tedesche a cui si sarebbero poi accodate come un sol uomo una miriade di banche straniere.

Ma il piatto forte dell’uomo di Arcore sarà come al solito rappresentato dal fisco, a partire dall’Imu per il quale proporrà l’esenzione della prima casa all’attacco all’arma bianca contro l’anagrafe tributaria che avrà fra breve la possibilità di guardare tutti movimenti bancari del cittadino.

Funzionerà il richiamo agli animal spirits del cittadino evasore ed elusore? Le prossime settimane e i pochi mesi che ci separano dalle elezioni provvederanno a darci una risposta.