martedì 28 giugno 2016

A che livello è posto il fondo dell'azionario?


Quando venerdì ho scritto "Brexit un vero bagno di sangue", pensavo francamente, come tanti, che quel crollo verticale del valore delle azioni delle principali banche italiane e, seppur in proporzioni leggermente più attenuate, di quelle europee rappresentasse un minimo da cui non si poteva che risalire, anche perché vedere Unicredit cedere in una sola seduta poco meno di un quarto del suo valore e Intesa San Paolo e Banco Popolare perdere, rispettivamente, il 24 e il 23 per cento, mentre l'alquanto disastrato Monte dei Paschi di Siena riusciva, nell'ultima seduta della scorsa settimana, a "contenere" le perdite al 16 per cento.

Comprendere i motivi di questo vero e proprio crollo delle azioni delle banche italiane e dei principali colossi bancari europei non è semplice anche perché un nesso causale non c'è o è molto difficile da comprendere, anche perché è vero che esiste la possibilità che dalla Gran Bretagna possa spirare verso il Continente un vento recessivo, ma le proporzioni del crollo sono troppo grandi perché questa spiegazione regga, per non parlare poi del fatto che verosimilmente il divorzio della Gran Bretagna dall'Unione europea si consumerà soltanto tra un paio di anni.

Un motivo in realtà c'è ed è dato dall'ipertrofico settore bancario in Gran Bretagna, un comparto di attività che occupa circa un milione di persone (in Italia non si arriva a 300 mila) e intermedia un quarto dei flussi dell'intera Unione europea.

Analisti e operatori erano quindi in attesa all'apertura delle borse di ieri di assistere al previsto rimbalzo dai livelli davvero infimi toccati venerdì dal listino milanese, maglia nera in Europa con perdite che superavano di quasi sei volte quelle subite dal principale indice della borsa di Londra e inizialmente questo è avvenuto con un timido rimbalzo di qualche decimo di punto, ma è bastato poco per capire che non eravamo di fronte ad una inversione di tendenza, perché i titoli bancari hanno iniziato nuovamente ad affondare ed è scattata una raffica di sospensioni al ribasso che, solo nel listino principale, sono state dodici e tra queste spiccavano quelle dei titoli bancari ed è poi andata così per tutta la giornata per finire con perdite del 13 per cento circa per il Monte dei Paschi, dell'11 per cento circa per Intesa San Paolo e dell'8 per cento per Unicredit che così in due sole sedute ha perso il 32 per cento circa, pari a 83 centesimi in meno, mentre il Footsie Mib 100 ha lasciato sul terreno, tra venerdì e lunedì, oltre il 16 per cento. Perdite importanti anche per tutti gli altri listini europei, per le borse sudamericane e Wall Street. E domani è un altro giorno!




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