lunedì 20 giugno 2016

Padoan richiama all'ordine i grandi soci di Unicredit!


Dopo la squagliamento in borsa di giovedì scorso dell'azione di Unicredit ad un minimo ultrastorico di 2,13 euro (ne quotava circa 7 nella primavera dello scorso anno), c'è voluta una perentoria dichiarazione del ministro italiano dell'Economia, Piercarlo Padoan,  che nel pieno della conferenza stampa in conclusione dei lavori dell'Ecofin, la riunione periodica dei ministri delle finanze dei paesi membri dell'area dell'euro anche denominata eurogurppo un organismo che tanti lutti addusse in passato alla povera Grecia, ha fatto un breve passaggio su quella che è la seconda banca italiana e un gruppo creditizio europeo di dimensioni ragguardevoli, dichiarazioni che hanno consentito un netto recupero dell'azione nella seduta di venerdì scorso, con un aumento che ha sfiorato il dieci per cento, anche se l'azione non riesce a recuperare i livelli che aveva prima delle più che annunciate dimissioni del Chief Executive Officer, Federico Ghizzoni.

Ma cosa ha detto in realtà un non proprio disteso Padoan in quel di Bruxelles? Ha richiamato sostanzialmente i rappresentanti di quel gruppo ristretto di soci di Unicredit a rompere gli indugi e di finirla con il giochetto dei veti incrociati che vedono Protagonisti Palenzona, Biasi e altri esponenti di società che insieme possiedono circa un quarto della banca, sostenendo Padoan che i nomi di banchieri adatti a ricoprire il prestigioso ma anche molto impegnativo incarico di numero uno operativo di Unicredit ci sono e che gli stessi sono assolutamente all'altezza di guidare la banca in questa fase molto tormentata della sue esistenza e che si tratta soltanto di scegliere tra uno dei candidati.

Padoan è stato molto attento a non travalicare i confini esistenti tra l'attività del Governo e l'autonomia dei soci di una banca privata, ma le leggi esistenti gli consentono ampiamente di dire la sua su una situazione di stallo giudicata assolutamente intollerabile dai mercati che, infatti, stavano sparando ad alzo zero sulle quotazioni di un'azione che che rischiava seriamente di sprofondare a livelli da prefisso telefonico, un'eventualità che avrebbe reso molto difficili sia le previste dismissioni di assetts importanti del gruppo, sia avrebbe reso estremamente difficile quell'aumento di capitale da cinque miliardi di euro di cui la stampa specializzata e gli analisti finanziari stanno parlando da molto tempo.

D'altra parte, era impossibile per il Governo non intervenire quando fonti molto vicine al dossier avevano parlato apertamente di tempi di attesa per l'individuazione del nuovo amministratore delegato che si spingevano sino a fine luglio, determinando un clima di incertezza intollerabile.

Quella di venerdì è stata la puntata numero mille del Diario della crisi finanziaria, un'eventualità che non avevo proprio preso in considerazione quando questa avventura ha preso le mosse nove anni fa.

Nessun commento: