venerdì 27 giugno 2008

Perquisite le sedi italiani di UBS, J.P. Morgan-Chase, Deutsche Bank e Depfa, indagate per truffa aggravata ai danni del Comune di Milano!


Come ricordavo nei giorni scorsi il vagone impazzito della finanza globale si trovava sospeso dopo l’ennesimo saliscendi dei vagoni delle impervie montagne russe dalle quali non riusciamo ad uscire da almeno dieci mesi, una posizione che non poteva durare per più di qualche seduta e che ieri è stata abbandonata per iniziare una discesa caratterizzata da una ripidità senza precedenti in questa tempesta perfetta dalla durata veramente senza precedenti dalla fine del secondo dopoguerra.

L’entità del tracollo registratosi ieri a Wall Street non mi induce a modificare la valutazione che ho ripetuto ormai all’infinito e che è rappresentata dal fatto che continuo a non ritenere gli indici azionari l’indicatore che rappresenta meglio il dissesto in corso, in quanto oggi come nell’agosto del 2007 il vero problema continua ad essere rappresentato dalla impossibilità di smaltire l’altissima montagna di titoli della finanza strutturata, una montagna dalla quale sono stati estratti, via svalutazioni o immissione nelle discariche a cielo aperto prontamente allestite dalle più che compiacenti banche centrali meno di un decimo del mostruoso outstanding.

Eppure, le notizie diffuse ieri rispettavano quasi perfettamente le previsioni rese note alla vigilia, con particolare riferimento al conseguimento di una crescita del prodotto lordo statunitense più elevata nella lettura definitiva di quanto lo fosse nella precedente stima (dallo 0,9 all’1,0 per cento) e, almeno per chi si ostina a vedere il bicchiere mezzo pieno, da un mini rimbalzo delle vendite di case esistenti (+2 per cento)che si accompagnava però ad un’ulteriore e pesante flessione del prezzo mediano che, nel confronto anno su anno, si è ridimensionato di qualcosa di più del 6 per cento, mentre lo stock di case invendute registra un miglioramento marginale, pur continuando a richiedere un numero di mesi per lo smaltimento ancora pari al doppio di quello necessario nel quinquennio del boom immobiliare statunitense.

Non sembrano a prima vista notizie tali da determinare una flessione degli indici azionari di intensità tale da rendere necessaria l’attivazione dei meccanismi automatici di raffreddamento adottati dopo il martedì nero dell’ottobre del 1987, una serie di misure che vede come prima azione la disattivazione dei sistemi di contrattazione automatici, mentre l’ora tarda nella quale si è verificato lo sfondamento della soglia del 3 per cento di perdita da parte del Nasdaq non ha consentito che si è giungesse alla interruzione delle contrattazioni, il che avrebbe almeno impedito al ben più significativo Standard & Poor’s 500 di sperimentare l’onta di sfondare verso il basso l’importante soglia psicologica dei 1.300 punti.

D’altra parte, il comunicato che ha accompagnato ieri il nulla di fatto da parte del Federal Market Open Committee della Fed non lascia alcuno spazio all’immaginazione in merito all’avvio di una fase rialzista della quale non si conosce soltanto la data esatta di avvio e l’intensità con la quale verrà tirata la corda del boia da parte di un Bernspan che appare ora molto ansioso di riprendere la sua vera identità e di dimostrare che non ha del tutto dimenticato quanto si è sforzato di insegnare per decenni sulle crisi finanziarie ai suoi allievi nel prestigioso ateneo di Princeton.

Le decisioni che prenderà in un futuro prossimo venturo la Fed non potranno non tenere conto di quanto farà il germanizzato Jean Paul Trichet e quel manipolo di neotemplari che affollano la sala del board della Banca Centrale Europea, anche perché, come ripeto in modo quasi ossessivo, è certo che l’erede di Tietmeyer non si accontenterà certo di un rialzo quasi simbolico di un quartino del tasso di riferimento, un livello assolutamente non giudicato di sicurezza rispetto ad un tasso di inflazione dell’area euro che è oramai ad un passo dalla soglia del 4 per cento, traguardo che, al di là della indubbia valenza psicologica, è alquanto ragionevole ritenere potrebbe essere infranto, e non di poco, già nei prossimi mesi.

Faceva una certa impressione, ieri, assistere allo squagliamento delle quotazioni delle maggiori banche statunitensi di ogni ordine e specie, un vero e proprio meltdown del sttore finanziario che non ha risparmiato praticamente nessuno e che, fatta salva qualche lodevolissima eccezione, ha visto le Investment Banks e le banche più o meno globali toccare o infrangere decisamente i minimi delle ultime 52 settimane, il che ha certamente mandato in brodo di giuggiole David Einhorn e quella manica di miliardari che si sono accodati a lui nello scommettere già sul finire della scorsa estate contro le principali entità operanti nel mercato finanziario globale.

La grandinata di ordini di vendita al meglio non ha risparmiato neppure il colosso creditizio extracomunitario UBS che aveva beneficiato martedì della bella favola che la vedeva preda dell’altrettanto colosso britannico Hong Kong Shanghai Banking Corporation, una banca, quest’ultima, che ha già abbastanza guai per conto proprio per caricarsi di quelli, di immense dimensioni, che affliggono ormai da tempo la banca svizzera, anche perché HSBC è riuscita sinora a rappresentare un relativo porto sicuro per gli investitori proprio perché, a differenza della maggior parte delle altre banche globali, ha deciso per tempo di immettere tra le proprie attività e passività quel che restava dei suoi SIV e Conduits per un ammontare pari a decine di miliardi di dollari.

Troppo impegnato nel disperato tentativo di sottrarsi alle sue responsabilità addossando tutte le colpe del disastro in corso a Bernspan, Christopher Fox (sì, proprio Effe O Ixs), non ha ritenuto di chiedere immediatamente conto alle due banche globali coinvolte in un rumor che è stato talmente convincente da sottrarre UBS all’ennesimo test del minimo storico, balzando in avanti di più del 4 per cento, anche se il rimbalzo è durato esattamente lo spazio di un mattino, sfumando tristemente non appena gli analisti hanno avuto il tempo di fare due conti e sono giunti alla conclusione che nemmeno la prospettiva di una pistola puntata alla tempia avrebbe indotto i vertici di HSBC ad imbarcarsi in un’avventura del tutto suicida.

Quando saranno finalmente istruiti i processi a carico degli innumerevoli responsabili del diastro in corso, dibattimenti che vedranno sul banco degli imputati un numero molto elevato di banchieri, assicuratori, analisti e compagnia cantante, sono certo che qualche brutto quarto d’ora lo passeranno anche Bernspan ed Effe O Ixs, mentre temo che l’ineffabile Henry Paulson se la caverà anche questa volta.

In uno scenario di questo genere, non stupisce che, sulla onda di voci relative a nuove tensioni nei paesi arabi, il prezzo del petrolio abbia ieri infranto ieri una nuova soglia psicologica, rappresentata stavolta dal livello dei 140 dollari al barile, cosa che mi induce a ripetere per l’ennesima volta l’invito ad una estrema cautela a quanti si sono messi in scia ai grandi operatori che da tempo scommettono su rialzi pressoché infiniti del prezzo del petrolio, confermando al contempo la previsione di un prezzo di 75 dollari al barile entro il 2008 formulata alla fine dell’anno scorso.
ULTIMA ORA
La Guardia di Finanza ha eseguito ieri perquisizioni nelle sedi milanesi e romane di quattro banche estere operanti in Italia nell'ambito di una inchiesta della Procura di Milano che vede indagati dieci dirigenti e le stesse quattro banche, UBS, J.P. Morgan-Chase, Deutsche Bank e la fracese Depfa, con l'ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni del Comune di Milano per una vicenda che riguarda contratti derivati rinegoziati più volte dalle banche, vicenda sulla quale un consigliere comunale dell'opposizione, con un brillante passato nella affiliata italiana di una banca estera, ha presentato il 9 maggio scorso un dettagliato e circostanziato esposto che, secondo le dichiarazioni degli inquirenti, si è soltanto inserito su una indagine già in corso.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/