venerdì 15 luglio 2016

Facciamo il punto sulla crisi bancaria italiana


Scrivo dall'estero e con la morte nel cuore per l'ennesimo attacco terroristico compiuto dall'Isis in Francia, la strage di Nizza che ha fatto decine e decine di morti in un giorno di festa nazionale culminato in tragedia!

Come ho scritto nelle puntate precedenti del Diario della crisi finanziaria, il mercato sembra prendere sul serio gli stringenti negoziati in corso a Bruxelles per individuare gli strumenti attraverso i quali il Governo italiano può intervenire a sostegno del proprio sistema bancario nazionale senza incorrere negli strali della normativa che impedisce gli aiuti di Stato.

Mancava una risposta alla domanda posta nel titolo della puntata di ieri sul perché i falchi tedeschi e olandesi hanno assunto nei confronti delle richieste del Governo italiano in sede comunitaria ed è quella data dal fatto che, con la fine della crisi politica britannica e la nascita del governo May-Johnson, è ormai chiaro a tutti che non si può favorire la crisi di grandissime banche italiane, una crisi che avrebbe oltretutto un effetto sistemico sull'intera area dell'euro.

Sistemata la partita delle banche venete, con la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ormai saldamente in mano al Fondo Atlante e il Banco Popolare che pare essere riuscito a portare a termine il suo aumento di capitale, la vigilanza europea presso la BCE è passata ai due obiettivi grossi che sono rappresentati dal Monte dei Paschi di Siena che, su ordine di Francoforte, sta trattando la cessione di 10 miliardi di euro di sofferenze al Fondo Atlante, mentre sarebbe questione di ore l'invio della lettera a Unicredit nella quale la Mouy chiederà ai nuovi vertici della banca di colmare quel gap di due punti percentuali nei requisiti patrimoniali già segnalato in una missiva precedente e alla quale l'istituto di Piazza Cordusio ancora non ha risposto in modo fattivo.

Intanto gli amministratori di Intesa-San Paolo e di Ubi Banca, le uniche due del quintetto di testa del sistema bancario italiano a essere state escluse dalle attenzioni della Nouy, non stanno dormendo sonni tranquilli perché sanno che presto o tardi la letterina da Francoforte arriverà anche a loro.

Proprio ieri, un'altra delle banche attenzionate dalla vigilanza della Banca Centrale Europea, la Carige, ha messo in piedi un'azione di responsabilità contro i precedenti amministratori della banca ligure, in primis l'ex presidente e padre padrone della banca, chiedendo agli stessi 1,2 miliardi di euro di risarcimento.

Nel frattempo sono arrivate le procedure per risarcire i truffati di Banca dell'Etruria e delle altre tre banche fallite, e in una di queste, Cariferrara, l'indagine della magistratura sta compiendo passi in avanti.

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