Doveva essere il giorno dell'Associazione Bancaria Italiana, con la relazione del presidente Patuelli e gli attesissimi interventi del ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, e del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ma, da oltreoceano, è pervenuta una nota del Fondo Monetario Internazionale che invita le autorità monetarie italiane ad utilizzare tutta la flessibilità presente nella normativa europea sulle banche, quel processo di risoluzione delle stesse con annesso bail in che tanto sta facendo discutere anche perché è evidente a tutti che si tratta di norme che sono state introdotte in assenza di un'unione bancaria e, soprattutto, di un meccanismo di salvaguardia dei depositi a livello europeo.
Mentre Padoan, Visco e Patuelli intrattenevano una folta platea di banchieri, di giornalisti ed esperti del settore, tutti gli occhi dei presenti erano fissi sulle cifre riportate sui loro touchscreen che indicavano una netta inversione di rotta delle azioni delle banche che, in particolare dalla Brexit, sembravano ormai destinate a proseguire nella loro caduta libera, mentre ieri, in particolare per alcune di loro, è stato il giorno del riscatto, con il Banco Popolare, con un rialzo di oltre il 18 per cento, ha ritrovato il livello posto per l'aumento di capitale, 2,17 euro, livello che era stato fissato quando l'azione del Banco valeva oltre quattro euro, ma bene sono andate tutte le principali banche italiane, compreso il Monte dei Paschi di Siena, la cui azione non è riuscita però a chiudere oltre la soglia dei 30 centesimi con un rialzo del 5 per cento circa che è stato molto più basso di quello medio delle principali concorrenti.
Ma è davvero giustificata questa euforia dei mercati? Da un lato, vi è la certezza che il Monte dei Paschi verrà aiutato nella sua opera di pulizia delle sofferenze, ma soprattutto nel conseguente aumento di capitale che, a bocce ferme, è assolutamente indigesto per il mercato, così come è chiaro è che questo avverrà con il soccorso di Atlante o del Fondo bis in corso di costituzione, ma, d'altro lato, è sicuro che all'orizzonte si profila una fusione con una banca di cui si sa nome e cognome, ma il cui amministratore delegato minaccia querele se qualcuno gli attribuisce l'intenzione di compiere questo passo verso cui, e questo si può dire, lo stanno spingendo in tanti e, tra questi, vi sono persone a cui è difficile dire di no.
Ma il problema vero è rappresentato dal fatto che nessuno conosce le vere intenzioni di Madame Nouy e della sua fida collaboratrice tedesca, anche se è evidente che dal solo gruppo di testa dei cinque grandi gruppi bancari la responsabile della vigilanza europea può chiedere pulizie di bilancio per qualcosa come 30-40 miliardi di euro, una cifra che andrebbe ad aggiungersi ai 9,6 miliardi chiesti al Monte dei Paschi!
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