venerdì 19 dicembre 2008

Dieci anni a Tanzi che ha fregato i poveracci, mentre a Madoff che ha preso per il naso banche e miliardari daranno l'ergastolo!


La sola ipotesi di attingere al ‘suo’ fondo di salvataggio delle banche statunitensi da 700 miliardi di dollari, forse la più brillante operazione mai eseguita nella sua pur lunghissima carriera di investment banker culminata al vertice della potente e molto preveggente Goldman Sachs, per evitare il fallimento di General Motors e Chrysler è una prospettiva che sta togliendo letteralmente il sonno ad Hank Paulson, l’ancora per poco ministro del Tesoro a stelle e strisce, una prospettiva che lo ha indotto nei giorni scorsi ad effettuare un pressing psicologico senza precedenti nei confronti del presidente uscente Bush, reo ai suoi occhi di essere divenuto troppo compassionevole nei confronti dei tre milioni, tra occupati diretti e dell’indotto, che potrebbero essere persi nel caso non giungano in tempo finanziamenti federali in entità tale da impedire ai due presidenti delle due case di Detroit di chiedere l’applicazione dell’ancora accomodante legge fallimentare statunitense.

Qualche progresso Hank deve averlo compiuto in questa operazione di persuasione se, non più tardi di ieri, la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, ha lasciato di stucco i giornalisti che attendono da giorni l’annuncio dell’entità e delle modalità del finanziamento statale volto a togliere dalle peste le due case automobilistiche e che si sono invece trovati di fronte per la prima volta una posizione presidenziale in linea con quella dei più fondamentalisti tra gli esponenti repubblicani che hanno fatto clamorosamente fallire il precedente tentativo di salvataggio scaturito da un’intesa raggiunta tra la Casa Bianca ed i leaders democratici del Congresso e tradottasi in un disegno di legge approvato a tambur battente dalla Camera dei Rappresentanti e poi bocciato dal Senato.

Come era largamente prevedibile, le azioni delle due alquanto disperate case automobilistiche sono rapidamente precipitate, con l’azione di General Motors che è giunta a perdere anche il 20 per cento in pochi minuti, per poi chiudere in ribasso ‘soltanto’ del 16 per cento, grazie ad indiscrezioni su progressi del piano di salvataggio e al ridimensionamento della portata delle parole della portavoce del presidente che sono state lette come un tentativo di non perdere del tutto il contatto con il suo partito e anche come un ammorbidimento preventivo della resistenza dei top manager alla durezza delle condizioni, non solo evidentemente di quelle economiche, che saranno verosimilmente richieste, inclusa la possibilità immediata o da fine gennaio che l’ex presidente della Federal Reserve, Paul Volker, assuma poteri di vita e di morte sulle due malandate e già citate case automobilistiche.

Già debole di per sé, e in attesa di essere sostituito a breve da una delle esponenti del Dream Team obamiano, l’ineffabile Effe O Ixs non ha ritenuto di fare alcun che nei confronti di una più che evidente turbativa di mercato, peraltro avvenuta mentre le contrattazioni erano pienamente in corso, anche se va detto per onestà intellettuale che non rientra tra le prerogative del presidente della Securities and Exchange Commission quella di censurare le parole più o meno sagge dell’inquilino della Casa Bianca che, lo ricordo, fino al 20 gennaio continuerà ad essere, come purtroppo è avvenuto negli ultimi otto anni, il presidente degli Stati Uniti d’America, o come direbbero gli americani, “wright or wrong, my president!”

Nel frattempo, il presidente eletto, Barack Obama, ha fatto una sparata sul sistema di controlli, dicendo peraltro più o meno quello che è stato in precedenza affermato dal premier britannico e dai presidenti della repubblica francese e di quella tedesca, anche se temo che, sotto questo non secondario profilo, la ventata regolamentatoria prevista nel corso del G20 che si terrà nel mese di aprile del prossimo anno (sic) si tradurrà nella metaforica montagna che partorisce il classico topolino.

Ma il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America ha detto nei giorni scorsi una cosa molto più importante quando, dopo la storica e davvero senza precedenti decisione della Fed in materia, si fa ovviamente per dire visto il livello raggiunto dallo strettissimo corridoio previsto per i Fed Funds, di tassi di interesse, ha afermato che oramai le banche centrali hanno fatto tutto il possibile, ed io aggiungerei anche l’impossibile, e che ora la palla torna ai governi che dovranno lavorare di lena per togliere l’acqua dalle stive della semiaffondata flotta delle entità finanziarie di ogni ordine e rango strettamente legata agli altissimi marosi della tempesta perfetta che il 9 gennaio compirà il suo ventesimo mese di vita.

Non ho dubbi che il giovane senatore di Chicago e i suoi più stretti collaboratori e consulenti saranno in grado di stupirci con misure che dovrebbero, o almeno potrebbero, essere davvero all’altezza dell’emergenza che stiamo tutti vivendo, anche se ritengo che, non solo nel caso della General Motors e della Chrysler, qui è Rodi e qui bisogna saltare, in quanto il peggio già previsto per la prima metà del 2009 si tradurrebbe in uno scenario davvero drammatico se si decidesse che, esistendo una legge fallimentare, è anche giusto che la stessa venga applicata ogni volta che se ne si presenti la necessità ed i presupposti.

Non sono altrettanto certo della determinazione, ma soprattutto della coesione, dei ventisette paesi membri dell’Unione Europea, anche perché si ostinano a non utilizzare le tante o poche risorse da ognuno di essi stabilite, ma soprattutto non riescono ancora a mettersi d’accordo sulla necessità di un’azione coordinata e comune.

Apprendo della condanna a dieci anni di carcere riservata dal tribunale di Parma all’ex patron della Parmalat che ha fregato in gran parte povera gente, mentre so che una pena ben maggiore toccherà a Madoff che ha avuto il torto di fregare banche e miliardari!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.