martedì 16 dicembre 2008

le sacrosante ragioni che impediscono di lasciare i topi a guardia del formaggio!


Si allunga a dismisura la lista delle vittime della truffa da 50 miliardi di dollari perpretata dall’ex presidente del Nasdaq e navigatore di lungo corso di Wall Street, Bernard L. Madoff, includendo, oltre al gotha bancario mondiale, anche enti di beneficenza, fondi pensione, fondi investimento, il più ricco senatore degli Stati Uniti d’America, singoli individui, per la maggior parte residenti in quel pensionato di lusso che è lo Stato della Florida, per importi che vanno dai 40 mila al milione di dollari, una lista talmente lunga, anche se, a quanto pare, incompleta, da fare ritenere che la stessa cifra astronomica annunciata, di per sé la maggiore truffa posta in essere da un singolo individuo, possa essere approssimata per difetto.

Ignoro del tutto gli effetti che potrà avere la decisione presa in tarda serata da un giudice federale che ha imposto la ‘protezione’ degli investitori danneggiati, pronunciamento peraltro venuto su istanza dell’ente che tale protezione dovrebbe accordare, né se la stessa è riferita alle sole persone fisiche ed agli enti benefici danneggiati dal certamente compassionevole Madoff o se è estesa anche alle istituzioni finanziarie di ogni ordine e grado ed agli investitori istituzionali che, al momento, insieme al Santander, alla Hong Kong Shanghai Banking Corporation, ad una banca svizzera, al Bilbao Vizcaya e a BNP Paribas, risultano essere i maggiori colpiti dalla replica ad un secolo di distanza del celeberrimo schema di Ponzi, un a suo modo geniale immigrato italiano che decise di arricchirsi applicando una versione neanche troppo evoluta dell’altrettanto nota catena di Sant’Antonio.

Quello che ha certamente maggiormente colpito l’immaginario degli investitori/risparmiatori ovunque basati è stato il fatto che le donne e gli uomini alle dipendenze dell’ineffabile Effe O Ixs (al secolo Christopher Cox, un fedele sodale di Bush Junior da questi premiato con la presidenza della Securities and Exchange Commission, una nomina che ricorda molto quella fatta a suo tempo da Giulio Andreotti quando decise di mettere un tal Pazzi, noto ai più come tenutario di sale cinematografiche, a capo della CONSOB, anche se va detto che costui non fece peggio dei molto titolati suoi predecessori e successori nel medesimo incarico) avevano ispezionato le attività di Medoff per ben due volte, rilevando al massimo delle pecche poco più che formali nelle sue intensissime attività di brokeraggio (la sua ditta individuale era, infatti, tra i primi cinque operatori per volumi del Nasdaq di cui non del tutto a caso divenne poi presidente).

Fece molto clamore nei mesi scorsi il giudizio alquanto sprezzante espresso dal per la terza volta ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sulla bozza di conclusioni illustrata a due voci dal presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi, e dal suo ex capo in Goldman Sachs e pro tempore ministro del Tesoro degli Stati Uniti d’America, Hank Paulson, nel corso della famosa cena delle beffe svoltasi nell’aprile scorso in quel di Washington, presenti un vero e proprio parterre de roi di banchieri e finanzieri operanti a livello più o meno globale e basati nei cinque continenti del nostro pianeta.

Tremonti non si limitò, infatti, a definire poco più che acqua calda le conclusioni provvisorie dell’organismo autorevolmente presieduto oramai da due anni dal Governatore della Banca d’Italia, ma affermò perentoriamente, in perfetta sintonia peraltro con il dottor Doom, alias Nouriel Roubini, che la situazione era sufficientemente grave perché si evitasse di “lasciare i topi a guardia del formaggio”, attribuendo così ai massimi gestori delle banche centrali quel tanto di responsabilità nel meltdown finanziario tuttora in corso che gli stessi pienamente meritano, nonché probabilmente sottintendo al passato professionale di molti di questi al vertice di banche di investimento, di banche commerciali o di entrambe, e qui l’elenco rischierebbe di essere troppo lungo per una singola puntata del Diario della crisi finanziaria.

Nel tentativo di evitare questo rischio, penso basti ricordare il noto passato professionale dei già citati Draghi e Paulson, quello di tre o quattro dei vice del ministro del Tesoro e successivamente dirottati a capo delle banche in via di salvataggio, quello dell’ex presidente del New York Stock Exchange, John Thain, dell’ex Goldman, poi ministro del Tesoro, poi nullafacente di lusso in Citigroup, Robert Rubin, dell’attuale presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, che forse si è germanizzato anche per far dimenticare alcuni suoi trascorsi alla guida di una importante banca francese, scusandomi con i tanti, come il governatore della banca centrale canadese ed altri che non reputo abbastanza importanti perché ne citi i trascorsi in Goldman e dintorni!

I comunicati ufficiali delle due banche italiane maggiormente coinvolte nella truffa di Madoff, Unicredit Group e Banco Popolare, mi hanno costretto a rivedere il primo testo della puntata di ieri nella quale mi limitavo a riportare le consistenti somme loro attribuite dalla solitamente molto informata agenzia di informazioni che porta il nome dell’attuale sindaco di New York, Michel Bloomberg, anche se faccio notare che lo stesso comunicato emesso da piazza Cordusio, quartier generale di Unicredit Group, cita i 75 milioni di esposizione diretta, ma glissa sulla quantificazione di quelle subite via la controllate a stelle e strisce Piooner, un difetto informativo di breve respiro rinvenibile anche nelle informazioni fornite a stretto giro di posta dall’istituto presieduto dal Dr. Carlo Fratta Pasini e guidato, dopo le improvvise dimissioni di Fabio Innocenzi, dall’ex amministratore della Banca Commerciale Italiana poi uscito da Intesa-San Paolo, Piergiorgio Saviotti, anche se credo che, essendo il tempo assolutamente galantuomo, della reale esposizione delle due banche citate e di altre di cui per ora non si parla ne sapremo di più nei prossimi giorni.

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.