martedì 3 novembre 2009

CIT Group fa ricorso al Chapter 11!


Il vero e proprio balzo in avanti delle vendite di case esistenti in settembre, una crescita del 6,1 per cento rispetto al mese precedente, e il miglioramento dell’indice manifatturiero ISM in ottobre hanno invertito il trend borsistico negativo della scorsa settimana, consentendo ai tre principali indici azionari statunitensi di riprendere fiato, seppure i rialzi delle prime ore di contrattazione si siano successivamente trasformati in perdite, per poi recuperare in chiusura con rialzi inferiori al punto percentuale.

Mentre il dato sulle case continua a essere influenzato dal credito fiscale che scadeva proprio alla fine del mese di settembre, il sondaggio sul settore manifatturiero presenta indicazioni molto positive, in particolare per quanto riguarda l’indicatore relativo all’occupazione, tornato finalmente sopra quel livello di 50 che divide la recessione dall’espansione.

Anche il risultato del terzo trimestre della Ford è in buona misura legato agli incentivi temporanei per l’auto, incentivi adesso terminati ma che hanno fatto volare le vendite e portato i profitti della Ford a poco meno di un miliardo di dollari, anche se la casa automobilistica ha fatto sapere che solo nel 2011 potrà avere un profitto a livello dell’intero anno, cosa che non accade dal 2005.

Nonostante i due dati positivi, il mercato risente del cattivo andamento del settore finanziario e dal ricorso al Chapter 11 della legge fallimentare da parte di CIT Group, un evento lungamente annunciato e che è infine avvenuto, mettendo in ambasce migliaia di dettaglianti che dipendevano dai finanziamenti di CIT.

Gravata da 10 miliardi di dollari di debiti, CIT molto difficilmente sarà in grado di continuare la sua attività di banca delle catene di negozi e dei singoli dettaglianti, così come sarà alquanto difficile che possa riemergere entro la fine dell’anno dalla procedura fallimentare come è stato invece previsto nel comunicato emesso dalla società.

In un sistema finanziario interconnesso come quello statunitense, la decisione di CIT di ricorrere alla protezione nei confronti dei creditori offerta dalla legge fallimentare non potrà non avere conseguenze sulle altre banche, come del resto accadde nell’agosto del 2007 quando decine di società finanziarie specializzate nel mortgage fecero contemporaneamente ricorso allo stesso capitolo della legge fallimentare, una mossa che impedì alle grandi banche di esercitare l’opzione che consentiva loro di restituire a queste società i mutui a suo tempo acquistati.

Ma l’incognita maggiore riguarda il comportamento dei clienti che potrebbero decidere di spostare presso altre banche il proprio conto, come una parte di loro ha fatto nei mesi scorsi, una eventualità che impedirebbe a CIT di riemergere dalla procedura fallimentare, ad onta del fatto di avere raggiunto accordi con i creditori per la ristrutturazione del debito.

Come si vede, la ripresa dell’economia rischia di essere fragile e a rischio se continueranno le incertezze sulle sorti delle banche e delle altre entità protagoniste del sistema finanziario, incertezze aumentate dopo che è stato loro consentito di non valutare al mark to market i titoli più o meno tossici della finanza strutturata, così come difficilmente la crescita potrà essere sostenibile in presenza degli attuali livelli di razionamento del credito.