Per il secondo giorno consecutivo, i mercati azionari, ma in particolare quello statunitense, stanno vivendo momenti poco felici, influenzati dalla non soluzione dei due nodi principali messi in luce dalla tempesta perfetta: il meltdown del settore immobiliare e il sempre più elevato tasso di disoccupazione.
In uno scenario del genere, è sufficiente che il numero delle richieste di sussidi settimanali di disoccupazione continui ostinatamente a mantenersi al di sopra delle 500 mila domande (505 mila per la precisione) per convincere operatori e investitori del fatto che l’economia a stelle e strisce sta ancora perdendo posti di lavoro, una convinzione che mal si concilia con l’idea di una ripresa forte già in atto.
Pur essendo calato a 5,6 milioni il numero di persone che ricevono i sussidi statali per le canoniche 26 settimane, va considerato che, nel frattempo, sono cresciute di 120 mila unità, giungendo a 4,2 milioni, le persone che ricevono i sussidi decisi dal congresso per 73 settimane, benefici che sono stati recentemente estesi da un minimo di 13 a un massimo di 20 settimane, il che porta il totale delle persone che ricevono un sussidio a poco meno di 10 milioni.
Avevo fornito nella puntata di martedì del Diario della crisi finanziaria i dati sui ritardi dei pagamenti nei mutui forniti dalla TransUnion, ma un quadro molto più preoccupante lo ha fornito oggi la Morgane Bankers Association che stima al 14 per cento il numero dei mutuatari in ritardo con i pagamenti delle rate, un dato che, secondo il rapporto, potrebbe rivelarsi micidiale per l’accenno di ripresa nelle vendite dovuto ai bonus fiscali decisi a livello federale, sgravi terminati a settembre ma che riprenderanno a partire dal mese di aprile del 2010 per transazioni da perfezionare entro la fine del mese di giugno.
Secondo i dati a disposizione dell’associazione, sono circa quattro milioni i mutuatari che sono già sottoposti alla procedura di foreclosure o in ritardo da almeno tre mesi nei pagamenti, numeri che confermano le previsioni formulate da uno dei vice di Geithner in una preoccupatissima deposizione al Congresso, nella quale affermava a chiare lettere che milioni di americani avrebbero perso la propria abitazione nei prossimi due anni.
I dati della Mortgage Bankers Association illustrano inoltre un fenomeno davvero preoccupante, in quanto ad andare in default non sono più i sottoscrittori di mutui subprime, passati dal 35 per cento del terzo trimestre 2008 al 16 per cento attuale sul totale dei mututari in ritardo nei pagamento o in foreclosure, ma bensì coloro che hanno sottoscritto mutui a tasso fisso e con un buon score creditizio, passati dal 21 al 33 per cento, ma è parimenti preoccupante il balzo al 18 per cento del totale di quanti hanno almeno una rata insoluta anche i mutui assistiti da garanzia della Federal Housing Administration.
In perfetta analogia con i dati forniti dalla TransUnion, anche quelli della Mortgage Bankers Association segnalano che la parte del leone la fanno i soliti quattro Stati, la Florida, la California, il Nevada e l’Arizona, che totalizzano il 44 per cento delle nuove procedure di foreclosure, con la Florida che da sola ne rappresenta il 13 per cento e il Nevada che contribuisce per il 9 per cento del totale.