Sentivo ieri alla radio il resoconto abbastanza drammatico della crisi immobiliare a stelle e strisce, un dramma che il testimone descriveva in termini alquanto crudi con una serie di numeri: mezzo milione di abitazioni già espropriate dalle banche e due milioni in procinto di esserlo nel prossimo futuro, numeri che non rendono fino in fondo l’idea di interi quartieri non più abitati se non da una fitta selva di cartelli con la scritta vendesi.
Lo stesso interlocutore, un italiano che vive da alcuni anni negli Stati Uniti d’America, ha raccontato di un escamotage utilizzato dalle banche nelle zone divenute improvvisamente deserte e che consiste nell’offrire una parte delle abitazioni a un dollaro, purché l’acquirente si impegni ad abitarle, nella speranza che un panorama meno lunare del quartiere induca i potenziali acquirenti a decidere di comprare un abitazione.
Noto con piacere che diversi economisti e non pochi analisti si dichiarano convinti che senza una soluzione del problema delle foreclosure e di quello altrettanto drammatico della disoccupazione non sarà possibile uscire dall’attuale crisi e vedere l’avvio di una ripresa vera e sostenibile nel tempo.
Purtroppo, i numeri rappresentano una ben altra situazione ed è di oggi la notizia che la percentuale di mutuatari in ritardo nel pagamento delle rate da sessanta o più giorni si è portata, nel terzo trimestre, al 6,25 per cento, mentre era, seppure di poco, inferiore al 4 per cento nello stesso periodo dell’anno scorso, il che vuol dire che siamo di fronte a una percentuale di mutuata morosi multipla di quella che avrebbe costretto le finanziarie a riacquistare dalle banche i mutui spesso venduti poche ore dopo essere stati stipulati.
Per chi vuole vedere il lato pieno del bicchiere, si può notare che il tasso di crescita dei morosi nei confronti di quanti erano in tale condizione nel secondo trimestre è calato al 7,4 per cento, mentre era stato dell’11,3 per cento nel confronto tra il secondo trimestre e il primo e del 14 per cento tra il primo trimestre di quest’anno e l’ultimo del 2008, un segnale certamente incoraggiante, ma che non consente eccessi di ottimismo, anche alla luce delle drammatiche cifre rese note nei mesi scorsi da un vice ministro del Tesoro.
Nella triste graduatoria resa nota dalla TransUnion, un agenzia che dispone di un data base con 27 milioni di posizioni, primeggia il Nevada, con un tasso di delinquencies mortgage del 14,4 per cento (era del 7,7 nel terzo trimestre del 2008, seguito dalla Florida con il 13,3 per cento (7,8 per cento l’anno scorso), l’Arizona con il 10,4 per cento (5,5 per cento) e la California con il 10,2 (5,8 per cento).
In questo quadro desolante, una vera e propria isola felice è rappresentata dal North Dakota, uno Stato nel quale solo l’1,7 per cento dei mutuatari risultano essere in ritardo con i pagamenti, una percentuale che era solo dell’1,4 per cento nel terzo trimestre del 2008.
Se si rivelasse vera la previsione fatta nel rapporto che indica nel 7 per cento i mutuatari in ritardo nei pagamenti nel quarto trimestre dell’anno in corso, questo vorrebbe dire che, con riferimento al parziale seppure importante campione monitorato da TransUnion, poco meno di due milioni di abitazioni sarebbero a rischio di esproprio!