martedì 17 novembre 2009

La nuova General Motors perde ancora!


E’ proprio vero che in una tempesta perfetta ci si abitua a tutto, anche al fatto che la più grande casa automobilistica americana divenga posseduta al 61 per cento dallo Stato, che entri in una procedura fallimentare gravata da poco meno di 100 miliardi di dollari di debiti e ne emerga con soli 16 miliardi, di cui 6,7 nei confronti dello Stato, che perda 1,2 miliardi nel terzo trimestre, affermando però che le cose vanno meglio.

Ho dedicato più di una puntata del Diario della crisi finanziaria a quelli che in questa storia della General Motors davvero non stanno meglio e sono i possessori dei titoli di debito della casa automobilistica, quelli che hanno dovuto accettare un forzoso e dannoso cambio dei propri titoli in azioni, rinunciando, come si suol dire, al certo per l’incerto, fermo restando un fortissimo taglio del dovuto.

Gli ex bondholders e ora azionisti potranno riconsolarsi con l’aumento del fatturato della General Motors, in buona parte legato al generoso programma di rottamazione varato dall’azionista di maggioranza, che ha portato i ricavi dai 22 miliardi del secondo trimestre ai 26 del terzo, poco importa che quelli del secondo trimestre fossero del 50 per cento inferiori a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente.

Il mercato nel frattempo festeggia con buoni rialzi degli indici e un discreto incremento del prezzo del petrolio (al di sopra dei 77 dollari al barile) il forte rialzo delle vendite al dettaglio in ottobre, una variazione dell’1,4 per cento in gran parte legata alle vendite di auto, al netto delle quali la variazione resta positiva ma solo dello 0,2 per cento, mentre gli analisti si attendevano un rialzo dello 0,,4 per cento.

Volendo fare un po’ le pulci al dato, si potrebbe dire che il rialzo di ottobre fa seguito a una flessione rivista al 2,3 per cento da una lettura iniziale di -1,4 per cento, il che starebbe a dire che le vendite al dettaglio complessive restano ancora inferiore a quelle registrate nel mese di agosto, il che vale in particolare per le vendite di auto che sono cresciute in ottobre del 7,4 per cento circa dopo essere calate del doppio in settembre.

Al modesto rialzo delle vendite al dettaglio ex auto fanno da contorno cali dello 0,8 per cento delle vendite di mobili e dello 0,6 per cento per apparecchiature elettroniche, mentre è pari allo zero l’incremento delle vendite presso i distributori di benzina, una situazione che non sorprende più di tanto gli analisti che sarebbero invece stupiti di vedere un’effervescenza dei consumi in presenza di tassi di disoccupazione così elevati e dell’attuale restrizione dei criteri per la concessione del credito al consumo.

D’altra parte, la stessa crescita del 3,5 per cento del prodotto interno lordo statunitense è in larga misura spiegata da una crescita dei consumi del 3,4 per cento che si è concentrata in larghissima prevalenza su case e automobili a causa dei programmi di incentivazione governativi, uno dei quali, quello per l’automobile, definitivamente cessato, mentre l’altro, quello per le case, ripartirà la primavera prossima, una situazione che non fa prevedere nulla di buono per i tre trimestri prossimi venturi.