giovedì 12 gennaio 2017

Oggi l'offerta vincolante di UBI per Etruria e due delle sue sorelle


Da quel mese di novembre del 2015 che ha visto la prima applicazione del micidiale meccanismo del bail in nel nostro Paese (peraltro con due mesi di anticipo rispetto all'entrata in vigore della relativa legge) a Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara sono trascorsi quattordici mesi, un lungo periodo per la vendita di banche ripulite dalla creazione delle relative bad bank in cui si è messo tutto, dalle sofferenze lorde alle sofferenze nette fino ai crediti semplicemente nella fase di incaglio.

Un periodo di tempo nel quale sono andati "a male" altri 2,3 miliardi di impieghi ai quali però provvederà il davvero provvidenziale Fondo Atlante 2, quello costituito successivamente al Fondo Atlante e che è destinato ad occuparsi principalmente di acquisire le sofferenze del Monte dei Paschi di Siena ed altre partite andate a male come quelle delle quattro sventurate banche dell'Italia centrale ed altre ancora.

Il commissario delle quattro good bank, Nicastro, dopo numerosi rinvii chiesti ed ottenuti dalla Vigilanza bancaria presso la Banca Centrale Europea, si è trovato un solo e molto determinato interlocutore, Victor Messiah, Chief Executive Officer di UBI, un gruppo bancario che ha raggruppato e messo a sistema banche di diversa natura giuridica, popolari, società per azioni e quant'altro e le ha unificate di recente in una sola azienda, eliminando i marchi, UBI, inoltre è il quinto gruppo bancario italiano alle spalle del nuovo terzo gruppo, Banco BPM, e della disastrata banca MPS.

Ma Messiah ha subito messo in chiaro il suo disinteresse per Cariferrara e ha chiesta alla Nouy e ai suoi  colleghi del Consiglio di vigilanza BCE di essere esentato dall'aumento di capitale da 600 milioni richiesto al termine dell'operazione di acquisizione praticamente a costo zero, perché la cifra richiesta è pareggiata dai crediti di imposta che le tre banche portano in dote, una trattativa che si è rivelata presto fallimentare e UBI, obtorto collo, ha dovuto annunciare l'aumento di capitale che sarà formalizzato dopo la presentazione dell'offerta vincolante di acquisto e prima dell'approvazione dell'operazione da parte della Vigilanza BCE.

Con questa acquisizione si chiude uno dei capitoli più tristi della storia bancaria del dopoguerra, una pagina che ha determinato un cambiamento dei comportamenti di obbligazionisti subordinati e depositanti, con un calo notevole della quota di obbligazioni della specie nelle mani dei piccoli investitori, ma un calo molto inferiore alle attesa della massa di depositi soggetti al bail in che, alla fine del 2015, la Banca d'Italia cifra ancora a 425 miliardi di euro!

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