In attesa di ripubblicare le dieci puntate del diario della crisi finanziaria dedicate alle conseguenze economiche di Silvio Berlusconi, credo utile riproporre, vista l'attuale congiuntura questa puntata relativa alla quantificazione fatta dalla Banca d'Italia nel 2016 dell'ammontare dei depositi bancari extra large, quelli cioè che sono protetti dal fondo interbancario di garanzia in caso di default.
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Non volevo credere ai miei occhi quando, qualche mese orsono, ho letto le statistiche di Banca d'Italia sui depositi bancari aggredibili (in Italia, dice Bankitalia, che la somma dei depositi eccedenti la soglia dei 100 mila euro è pari a 425 miliardi di euro e, cioè, ad oltre 800 mila miliardi di vecchie lire) nella malaugurata ipotesi che la vostra banca sia costretta ad entrare, per qualsivoglia motivo, nella cosiddetta procedura di risoluzione, una procedura che è stata inventata dai solerti custodi della stabilità bancaria, nell'eurozona che poi non è altro che un escamotage per evitare l'ipotesi di fallimento vero e proprio, una procedura che prevede che, in luogo di un bail out effettuato con soldi dei contribuenti, si richieda, entro il limite dell'otto per cento dell'attivo di bilancio, un sacrificio a tre categorie di soggetti, in una parola il cosiddetto bail in.
Si tratta di un sacrificio che toccherà in primo luogo gli azionisti, detentori di una quota del capitale della banca che per definizione è definita investimento di rischio, che non hanno davvero nessun Santo a cui appellarsi perché non è sostenibile la tesi che non sapevano, quando acquistavano le azioni, che qualche rischio lo correvano e i cui investimenti vengono definitivamente azzerati, poi vengono quelli che hanno investito in obbligazioni subordinate appunto a quel rischio di default ed altre categorie di obbligazionisti.
Va detto ad onor del vero che la clientela retail si è liberata in tempi brevi di quasi metà del notevole outstanding di questa categoria di obbligazioni, seppur incorrendo in una sensibile potatura del capitale nominale di quelle obbligazioni e ritengo lo abbia fatto in particolare per quei titoli di credito (sic) emessi dalle banche maggiormente attenzionate dalle donne e dagli uomini alle dirette dipendenze di Madame Nouy, capo indiscusso dal giugno 2014 della Vigilanza nell'eurozona che risponde direttamente al Consiglio direttivo della BCE cui riporta ogni due settimane sui casi più scabrosi e che ha già "seccato" due banche italiane delle quindici sulle quali vigila direttamente (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il vero "buco nero" del credito in Italia) e tiene il fiato sul collo ad altre quattro Monte dei Paschi di Siena, Unicredit, UBI Banca e Banco Popolare-Banca Popolare di Milano, che dal 1° gennaio del 2017 saranno un'entità unica).
Ma la mannaia cadrà anche per i depositanti per la quota che eccede i 100 mila euro, o un multiplo nel caso di conti cointestati che, quindi, se sono riferibili a due persone, portano la soglia a 200 mila e così via a seconda del numero di cointestatari, una soglia che è mutuata dalle norme applicabili in caso di default ed entro la quale interviene il Fondo Interbancario di Garanzia che è finanziato daille banche con un contributo pari ad una frazione dei loro depositi e che si trovò in non poca difficoltà nel novembre del 2015, quando è stato chiamato non solo a garantire i depositi entro la soglia dei 100 mila euro, ma anche a provvedere alla pulizia dei bilanci delle stesse creando quattro bad bank in cui confluirono i crediti deteriorati e quattro good bank che sono state messe in vendite, una vendita che sarà finalizzata per tre di loro che verranno acquisite dall'Unione delle Banche Italiane, il quinto gruppo creditizio in ordine di importanza del Belpaese guidato da Viktor Messiah e che ha come regista indiscusso il Dr. Prof. Avv. Giovanni Bazoli entrambi attualmente sotto l'attenzione della Vigilanza BCE e della magistratura italiana.
Anche in questo caso, ma le statistiche ufficiali non aiutano, dovrebbe essersi registrato un flusso di capitali verso altre banche considerate, a torto o a ragione, più solide, quello che invece è certo è che sta andando di lusso al Bancoposta che sta registrando un ragguardevole numero di nuovi clienti, ma che, dopo l'intervento significativo in Alitalia, è ora chiamata a far parte, insieme alla controllante Cassa Depositi e Prestiti e ad un altro investitore, all'acquisto di una entità finanziaria controllata da Unicredit!
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Questo post rimarrà in testa al Diario della crisi finanziaria anche nella giornata di domani, 28 novembre. Gli accessi al blog stanno toccando sempre più spesso le 500 e le 600 visite giornaliere con una netta prevalenza di quelle provenienti dagli Stati Uniti d'America, il che per un blog scritto in italiano è quantomeno curioso.
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