mercoledì 27 ottobre 2010

Volerà davvero l'azionario a stelle e strisce?


Il notevole afflusso di capitali stranieri verso il dollaro spiega almeno in parte l’andamento dei tre principali indici statunitensi, con il Dow che fa l’occhietto a quota 11.200 e il Nasdaq che mantiene alquanto agevolmente quella posta a 2.500 punti, ma sembra in salute anche il ben più rappresentativo Standard & Poor’s 500 che è oramai quasi duecento punti sopra la fatidica quota mille.

Certo, siamo distanti di oltre il 25 per cento dai massimi del Dow e del 27 per cento da quelli dello S&P 500, mentre il Nasdaq dovrebbe raddoppiare per ritrovare quella quota 5 mila toccata nel pieno della bolla dei titoli tecnologici, eppure il quantitative easing abbondantemente praticato dalla Federal Reserve in questi ultimi anni, nonché quello minacciato per un prossimo, molto prossimo, futuro potrebbe far dirottare ingenti quantità di liquidità dai titoli di Stato a stelle e strisce verso l’azionario statunitense, anche perché già a questi livelli del dollaro è caro accostarsi ai titoli europei, asiatici o a quelli dei paesi latino americani.

C’è sostanzialmente questo dietro le previsioni degli strategist delle banche di investimento e delle banche più o meno globali, una previsione che potrebbe trovare delle controindicazioni in eventuali problemi per i maggiori protagonisti del mercato finanziario a stelle e strisce, problemi legati al fatto che non si possono portare all’infinito quelle montagne di titoli della finanza strutturata che ancora sono presenti al di sopra o al di sotto delle loro rispettive linee di bilancio, così come non sembrano del tutto risolti i problemi delle case automobilistiche e delle aziende che producono generi di più o meno largo consumo.

Quella dei titoli della finanza strutturata e di una domanda languente è una questione al momento irrisolta ma che si accompagna alla situazione del settore immobiliare, un settore che ha vissuto la peggiore estate dell’ultimo quindicennio, ma che ha visto a settembre un balzo in avanti delle vendite di case esistenti in larga parte spiegato dall’acquisto di case pignorate attraverso procedure che sono adesso sotto il vaglio dei procuratori generali di cinquanta Stati, di organismi quali la Federal Deposit Insurance Corporation, la Federal Reserve e il Federal Bureau of Investigation, nonché di tutti i giudici che devono vagliare sugli espropri caso per caso.

Secondo molti agenti immobiliari interpellati dalle agenzie di stampa, vi è molto timore tra chi ha acquistato le case all’asta in questi mesi, così come vi è molta paura tra quelli che si accingevano a farlo e si sono ritratti dopo l’ampia copertura mediatica della vicenda che riguarda centinaia di migliaia di famiglie americane in attesa di esproprio della propria abitazione, oltre centomila pratiche di foreclosure sono nelle mani della sola Bank of America che, non a caso, continua a perdere terreno in borsa anche in giornate positive come quella di martedì.