Come annunciavo nella puntata di ieri del Diario della crisi finanziaria, la prima delle quattro grandi banche statunitensi ad annunciare i risultati per il primo trimestre di quest’anno è stata J.P. Morgan Chase, che ha reso noto di aver conseguito profitti per 5,6 miliardi di dollari, in aumento del 67 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un utile per azione di 1,25 dollari rispetto i 74 centesimi conseguiti nel primo quarto del 2010.
Il risultato è stato poco influenzato dal calo dei ricavi che, sempre su base annua, sono passati dai 27,7 miliardi di dollari del primo trimestre dell’anno scorso ai 25,2 miliardi conseguiti nello stesso periodo di quest’anno e sono stati invece fortemente favoriti dal netto calo, per 2 miliardi di dollari circa, degli accantonamenti sulle carte di credito, legato al miglioramento di quasi mezzo punto della percentuale di insolventi sul totale degli utilizzatori di carte, mentre continua a pesare il comparto dei mutui a causa del perdurante meltdown immobiliare, una situazione che, secondo il numero uno della banca, è destinato a continuare per ancora molto tempo.
Gli investitori hanno letto correttamente queste criticità e il valore dell’azione, dopo un iniziale balzo in avanti ha perso qualcosa, anche alla luce della notizia che la Federal Reserve ha intimato ad alcune banche di rimborsare i mutuatari colpiti ingiustamente da procedure di foreclosure, un ordine che ha avuto effetti ben maggiori delle conseguenze pratiche dello stesso!