Nei due anni e mezzo di vita del Diario della crisi finanziaria ho parlato tante di quelle volte del banchiere di Marino, al secolo Cesare Geronzi, che non voglio esprimere alcun commento o riflessione nel giorno della rovinosa caduta, memore del manzoniano “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”, anche se all’urna metaforica non leverò alcun canto.
Se mi fossi cimentato avrei intitolato l’ode “Tanto tuonò che piovve, un titolo che può riferirsi tanto alla caduta da anni annunciata di Geronzi che all’aumento di un quarto di punto del tasso di riferimento della Banca Centrale Europea, forse l’aumento dei tassi più scontato che si sia visto negli ultimi anni.
In una recente puntata avevo, come l’universo mondo di analisti e previsori, previsto questa decisione dei neotemplari di Francoforte, una decisione che si spiega, non solo e non tanto per il rialzare la testa dell’inflazione, quanto perché la BCE non è che una prosecuzione della storica Bundesbank, quella Buba che rialzava i tassi al primo stormir di fronde, mentre era di una lentezza esasperante nel ridurli, così fanno e faranno i convitati alla tavola, non so se rettangolare o rotonda del consiglio della BCE.
Non vi fate ingannare dall’entità del rialzo, anche se 25 punti base sono sempre un aumento del 25 per cento del tasso precedente che era inchiodato a uno dal lontano 2008, quando il timore che crollasse tutto il casinò a cielo aperto della finanza indusse Trichet e compagni ad adottare una misura percentuale che nella storia della Buba equivale allo zero adottato da Bernspan e complici e dal quale per molto tempo ancora non si allontaneranno, mentre è certo che quello di ieri è solo il primo di una serie di rialzi!